Editore, ricerche vanno pubblicate su database pubblici

“I risultati delle ricerche
dovrebbero essere pubblicati nei data base disponibili
pubblicamente, ai quali potrebbero accedere sia i ricercatori
per valutare la riproducibilità e l’affidabilità di quei
risultati, sia i cittadini o libere associazioni di cittadini”.
    A sostenere questa tesi paradossalmente non è uno scienziato ma
è proprio un editore del settore, Luca De Fiore, d.g. de Il
Pensiero Scientifico Editore, intervenuto a un incontro sul tema
alla Sissa, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati,
di Trieste.
    De Fiore, autore di un libro in cui svela il declino di
rigore e incorruttibilità nell’editoria scientifica a favore di
un approccio economico-finanziario finalizzato a
carriere e successo, avvalora la propria tesi “radicale”
sottolineando che “le ricerche di cui vengono pubblicati i
risultati, sono state realizzate con fondi pubblici: non possono
dunque essere il carburante che fa conseguire enormi profitti ad
attori privati come le grandi case editrici scientifiche
internazionali”.
    “I problemi di cui soffre l’editoria scientifica accademica
sono problemi di sistema, nel senso che sono tante le cose che
non funzionano – prosegue De Fiore – dal punto di vista più
culturale che economico. Allora è difficile risolvere la crisi
dell’editoria scientifica agendo sui singoli problemi cioè ad
esempio, della peer review, cioè la valutazione della qualità,
dell’impact factor, cioè come valutare l’impatto che un
articolo, uno studio, ha avuto a livello di ricerca, di comunità
scientifica, di utilizzazione di quel sapere per migliorare, nel
caso della medicina, la salute delle persone. Allora,
intervenire sui singoli aspetti è possibile ma è molto
difficile, sono tanti decenni che ci si prova”. Una “soluzione
alla radice” sarebbe dunque quella di pubblicare i risultati
delle ricerche nei data base disponibili pubblicamente”.
    La pandemia ha evidenziato un disorientamento dell’opinione
pubblica nei confronti della scienza. C’è un allontanamento tra
questi due ambiti. “C’è un progressivo distacco dalla
sensibilità dei cittadini rispetto al mondo della ricerca –
sostiene De Fiore – I ricercatori vengono visti con diffidenza,
si pensa sempre che ci sia qualche pensiero che non viene
esplicitato da parte di chi fa ricerca, qualche risultato tenuto
nascosto; questa è una cosa di cui la comunità scientifica
dovrebbe tenere in grande considerazione. In un anno nel 2023
sono stati ritirati 10mila articoli scientifici pubblicati su
riviste accademiche perché i risultati non erano falsi ma erano
stati falsificati. Queste notizie raggiungono i cittadini e la
comunità scientifica dovrebbe attrezzarsi per far si che queste
cose succedano molto più raramente di quanto non accada”,
conclude l’editore.
   

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