Elly Schlein, sotto l’ideologia niente

Anche qualche sostenitore, a mezza bocca, lo ammette. La prima conferenza stampa del segretario Pd Elly Schlein è definibile con una parola soltanto: “Incomprensibile”. Voli pindarici, interminabili labirinti di parole, arzigogoli verbali che tornavano al punto di partenza senza dire nulla. Insomma, è la Schlein ma sembra Cirino Pomicino. Per gli amanti della commedia all’italiana e di “Amici Miei”, un livello superiore di “supercazzola” due punto zero. Prendiamo l’annosa questione del termovalorizzatore di Roma, un tema che sta dividendo il partito tra realisti e turboambientalisti. Schlein l’ha affrontata così: “Ci piace portare il Pd verso un futuro che, anche grazie alle nuove norme europee, sempre di più investa e costruisca dei cicli positivi, diciamo, della circolarità uscendo dal modello lineare”. E comunque “parlerò con gli amministratori”. Tutto chiaro?

Altro capitolo spinoso: la guerra in Ucraina. Putin va fermato? “Ho ribadito appoggio all’ambasciatore ucraino”, però sulle spese militari “sono perplessa”, in quanto che “sono più favorevole a politiche di difesa europea”. Chi? Come? Quando?, si chiedono sbigottiti i giornalisti in platea. Si va avanti così, con un certo affanno nel respiro, lenzuolate di nulla interrotte dalla mescita dell’acqua da borraccia rigorosamente biodegradabile. Sulla maternità surrogata, che ne pensa? “Sono favorevole, però ascolto chi è contrario”. Abbattono l’orso Jj4, che ne pensa? “Sono molto attenta al benessere del mondo animale”, dice. Però, aggiunge, “saranno le autorità a decidere, e comunque non ho letto la sentenza del tar”. L’uditorio resta basito, e sotto sotto si chiede: “Ma cosa ha detto?”.

Se questo è il debutto di fronte alla stampa della nuova segreteria “che non le manda a dire”, c’è poco da fare: non ha detto assolutamente nulla. Oltre a qualche problemino organizzativo, si intravede l’incubo della realtà che presenta il conto oltre agli slogan. E la realtà è quella di un partito in cui le correnti sono tutt’altro che morte: anzi, già costringono la neo-segretaria ad equilibrismi verbali non degni di una rivoluzionaria radicale, ma piuttosto di un oscuro notabile democristiano. O meglio ancora, consoni al Veltroni della fondazione del Pd, quello che nell’interpretazione di Crozza fondava la sua filosofia sul “ma anche”: «Stiamo con le donne che sgobbano ma anche con i mariti che le sfruttano, cerchiamo la serenità ma anche la disperazione, siamo con i lavoratori sfruttati ma anche con i padroni che li sfruttano, questa è un’idea nuova ma anche vecchia, potete applaudire ma anche no».

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