lunedì, 24 Febbraio 2025
Esteri ed economia, le basi solide del Governo Meloni
In politica contano i fondamentali. Il governo Meloni è per ora apposto con i fondamentali, cioè la politica estera e l’economia. La visita di Zelensky è stata un successo per tutte le istituzioni, ma per Meloni ha forse un valore politico più alto. Non soltanto ribadisce il suo posizionamento internazionale Atlantico, ma la connette maggiormente al Quirinale, spesso pronto a bacchettare le posizioni più radicali del governo di destra, e al Vaticano, che torna ad avere una maggiore centralità e vicinanza all’Occidente. Sono due relazioni importanti per il Presidente del Consiglio che può ricavare una triangolazione tra cattolicesimo, istituzioni e mandato politico.
Resta ora un ultimo tassello: la rottura dolce del patto scellerato della via della Seta con la Cina siglato da Conte nel 2018 per acquisire piena legittimazione all’interno dell’alleanza occidentale e rimettere l’Italia sui binari in questa nuova fase di razionalizzazione delle relazione internazionali. L’Italia è già in carreggiata per quanto concerne l’impegno nell’indo-Pacifico attraverso il dispiego del supporto militare e la partnership nell’industria della difesa con il Giappone. L’ultimo atto è la costruzione di un confine strategico con l’autocrazia di Pechino.
L’altro fronte a cui il governo deve e può aggrapparsi, anche se non è chiaro fino a quando sarà possibile, è quello dell’economia. Per la prima volta da anni l’Italia cresce quest’anno più degli altri paesi europei mentre lo spread è ai minimi storici e la disoccupazione decresce. Resta un’inflazione ancora elevata, pur in discesa, che però dipende dalla scarsità di materie prime più che dalla politica economica. In definitiva, per il governo Meloni va meglio di quella del governo Draghi. C’è stato soltanto un momento, qualche settimana fa, in cui il progressivo rialzo dei tassi della BCE ha fatto balenare l’idea nella mente di alcune grandi banche di affari di scommettere contro l’Italia. Una scommessa oggi ritirata grazie alle stime di crescita, alle manovre di bilancio italiane e alle rassicurazioni sul PNRR.
L’esecutivo non deve farsi fuorviare da polemiche alimentate dall’opposizione o dai medie che reclamano assistenzialismo o che intendono trasformare desideri o investimenti in diritti sociali. Deve, al contrario, rivendicare i buoni risultati raggiunti fino ad oggi, lavorare per semplificare il PNRR e cercare di ottenere un patto di stabilità che non sia eccessivamente ostile alle possibilità di crescita per il paese. Il governo ha scelto una politica economica prudente e l’attuazione graduale del programma elettorale. Sono state scelte sagge, date le condizioni di scenario, e vanno rivendicate come esempio di buon governo.