Fabrizio Ferraro, racconto gli indesiderati

(di Francesco Gallo) (ANSA) – ROMA, 19 OTT – Bianco e nero e poche parole. È il
mondo di Fabrizio Ferraro che arriva alla Festa di Roma in
concorso con un film dal suggestivo titolo: I MORTI RIMANGONO
CON LA BOCCA APERTA. Il regista di film come LA VEDUTA LUMINOSA
ci porta questa volta nel 1944 sui monti marsicani. Qui un
piccolo gruppo di partigiani è braccato dai nemici. Una lunga
fuga, la loro, tra le montagne innevate tra pause, timori e
sospetti. In particolare la loro paura è evidente e questo
mentre sono immersi in una natura piena di neve. Qualche ritmato
scontro a fuoco e poi il sospetto che tra di loro ci sia una
spia, una donna, però, amata da uno di loro. Il tutto sulle note
di un inedito San Martino Campanaro.
    “Cosa ci dicono i morti e perché difficilmente ci mettiamo ad
ascoltarli? Continuamente ci dicono qualcosa, anche di questo
nostro presente – dice Ferraro -. Certo, le immagini potranno
aiutarci purché si astengano dal dire. Allora, forse, finalmente
riusciranno ad incontrare la vita pulsante nel momento stesso
del suo farsi e a farci sentire che le nostre grandi paure non
vengono mai dal futuro, ma dal passato, come ci ricorda Primo
Levi”. Perché questo film? “Volevo passare del tempo sulla neve
– risponde con ironia -. A parte gli scherzi, questo lavoro
rientra all’interno di un percorso, di una serie di film tutti
dedicati ai marginali, agli indesiderati. Tutte persone che
sembrano ai margini e che invece sostengono il mondo. È il caso
appunto dei partigiani che ancora ci parlano, ma non li
ascoltiamo mai”.
    Cosa vorrebbe gli dicesse uno spettatore? “Che il film gli è
rimasto sulla pelle, che non riesce a tradurlo, che ancora ne
sente il profumo, questo sarebbe il complimento più grande”. Il
cinema che ha formato Ferraro? “Sono tanti autori e i più
svariati, da Henry Ford a Tati fino a Jean-Marie Straub”. Della
sua presenza in concorso dice, infine, con vero entusiasmo: “Questa partecipazione mi apre alla speranza. In genere di certi
film si dice è bello, ma non è adatto al concorso. E questo nel
segno di un elogio della mediocrità. Questa volta non è stato
così”. Nel futuro, “ancora un film su un ‘indesiderato’, ovvero
sulla deportazione del poeta russo Osip Ėmil’evič Mandel’štam”.
    (ANSA).
   

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