mercoledì, 5 Febbraio 2025
Fabrizio Gifuni, ‘il cinema è un mestiere da maratoneti’
(ANSA) – TRIESTE, 08 LUG – Una corsa di 30 anni, per la quale
sono occorsi “fiato, gambe buone e nervi saldi”. È così che
Fabrizio Gifuni, a Trieste per ricevere il Premio Interprete del
Presente al teatro Miela, nell’ambito dello ShorTS-International
Film Festival, descrive il suo viaggio nel mondo del cinema e
del teatro fino alla vittoria del David e del Nastro d’Argento
per Esterno Notte di Marco Bellocchio. Un’esperienza che non è
soltanto la sua, ma è quella di tutti coloro che si cimentano
con il cinema.
Definisce i premi che ha vinto “il riconoscimento di un
percorso più da maratoneti che da centometristi, iniziato 30
anni fa in quella fortunata classe dell’Accademia Silvio
d’Amico, che ho condiviso con Lo Cascio, Favino, Boni”.
Trieste lo ispira e vi trova un senso importante: “In C’era
una volta la città dei matti di Marco Turco, il film raccontava
una pagina importantissima della storia di questa città e di
questo territorio, di cui bisognerebbe parlare molto di più in
un momento in cui c’è una pericolosissima risacca rispetto a
tutto quel racconto”. Non a caso, “cinema e teatro hanno
l’importante compito di ricordarci pagine della nostra storia e
riaccendere la memoria in un Paese che fa molta difficoltà a
ricordare”. E il cinema italiano? “È in uno stato di salute
molto buono”. Ma ciò che è importante, è “avere gambe forti,
fiato nei polmoni e molta pazienza, occorre farsi trovare pronti
perché quando passa il famoso treno…”. (ANSA).