domenica, 24 Novembre 2024
Fedez, il nuovo Berlinguer del Pd
In un mondo normale sono i cantanti che ritwittano i politici, e non viceversa. Nel partito democratico accade il contrario: hanno staccato dalla parete la fotografia di Enrico Berlinguer, per metterci quella di Fedez. Una volta era il partito dei lavoratori: oggi dei rapper. Lunga vita alla famiglia Ferragni, paladina della lotta proletaria griffata.
Fa un certo effetto scorrere le dichiarazioni degli esponenti della sinistra italiana, che per anni ha cercato un papa straniero in grado di ispirarla – Obama, Macron, Biden, solo per citare gli ultimi – senza capire che quel papa straniero bastava cercarlo su youtube. Non nelle piazze, non nelle fabbriche, non nelle periferie: ma su tik tok.
Se il Pd doveva cambiare musica, chi meglio dello youtuber meneghino? Tanto vale non chiamarla più sinistra: visto l’andazzo, si chiamarà sinistragram. Quella che una mattina, d’improvviso, ha trovato in Fedez il suo valoroso condottiero, nella lotta contro il barbaro invasore che vuole censurare la libera opinione televisiva. I nostri eroi scoprono di punto in bianco che la Rai non è la Cnn, e che forse – udite udite – la politica ci ha messo le mani sopra. Accade da 70 anni, ma se ne sono accorti oggi. Così Enrico Letta mette la questione “censura Fedez” al primo posto nell’agenda delle priorità del Paese, e chiede a gran voce le scuse dalla Rai”. E allo stesso modo Zingaretti, Serracchiani, e tutto il gruppo parlamentare Pd si genuflette dinanzi al nuovo punto di riferimento dei progressisti italiani.
Non vi sarà sfuggito che questa vibrante protesta, attenzione, arriva da un partito che in Rai ha lottizzato pure le piastrelle dei bagni (e non è l’unico partito ad averlo fatto, ovviamente). E’ un mondo meraviglioso, quello in cui la sinistra se la prende non con una televisione locale, ma addirittura con Raitre, cioè il quartier generale dei progressisti da 40 anni a questa parte. E’ un mondo favoloso, quello in cui una parte politica punta il dito contro i funzionari della tv pubblica che esso stesso ha contribuito a piazzare. Ed è necessariamente di materiale bronzeo la faccia di Giuseppe Conte, che grida “Io sto con Fedez, nessuna censura”, quando la dirigenza rai sotto accusa è stata nominata proprio dai governi da lui presieduti.
Con queste premesse, è evidente che un cantante risulti più credibile dei politici, soprattutto se i politici sono di questo livello. L’importante, per ora, è cantarsela e suonarsela da soli, con il nuovo compagno Fedez a battere il tempo sul Ddl Zan. Piuttosto che scomparire definitivamente, tanto vale farsi rappresentare da lui. Del resto è stato più convincente il rapper in un minuto di telefonata, che Zingaretti in tutta la carriera. Solo il cappello del cantante ha più carisma di Franceschini. E se l’alternativa è scomparire, se il destino è quello di annaspare nel vuoto di idee e di programmi, anche il primo youtuber che parla diventa, di fatto, segretario di partito. E ben venga Fedez al posto di Berlinguer.