Filo spinato e kamikaze, l’Afghanistan dei Talebani

L’ultimo attentato di venerdì (venerdì di preghiera), messo a segno da un militante kamikaze uiguro di nome Muhammad Uyguri nella moschea sciita “Gozar-e Sayed Abad” di Kunduz, città settentrionale dell’Afghanistan (almeno 150 morti e più di 200 feriti), certifica definitivamente che il mantra «la guerra è finita» pronunciato a più riprese dai Talebani non ha alcun fondamento.

E lo stesso vale per ‹‹Garantisco ai nostri fratelli sciiti che siamo pronti a garantire la loro sicurezza››, una frase pronunciata da Dost Mohammad Obaida, vice capo della Polizia provinciale di Kunduz mentre i Talebani secondo un recente rapporto di Amnesty International hanno ricominciato a perseguitare gli hazara un gruppo etnico sciita che vive prevalentemente in una regione montuosa dell’Afghanistan centrale, nota come Hazarajat o Hazaristan. Se nei secoli scorsi questi costituivano la maggiore etnia dell’Afghanistan, oggi, a causa delle continue persecuzioni, rappresentano circa il 9% della popolazione afghana. Nelle scorse settimane infatti nella provincia di Daykundi le milizie talebane hanno ucciso a sangue freddo 13 hazara, tra cui una ragazza. Inutile girarci in torno: i nuovi padroni dell’Afghanistan non sono in grado di assicurare la sicurezza nel Paese squassato solo nell’ultima settimana da sei attentati messi a segno dalla filiale locale dello Stato islamico denominata Isis Khorasan (ISKP) che oltretutto continua a raccogliere adesioni tra la popolazione locale e tra gli scontenti tra le fila talebane che sono in aumento.

Se la strage di ieri alla moschea di Kunduz agita i sonni degli attori regionali, ed in particolare l’Iran che non va mai dimenticato condivide con l’Afghanistan un lungo confine, c’è la Russia che teme che nelle ex repubbliche sovietiche (e i segnali di queste ore vanno in questa direzione) arrivino gruppi jihadisti a dar manforte ai gruppi locali, ma non solo, Vladimir Putin non si fida della promessa dei Talebani di non attaccare i Paesi vicini. Concetti che il vice Ministro degli Esteri Andrei Rudenko ha fatto intendere nella dichiarazione rilasciata all’agenzia stampa Interfax: «Ogni assistenza sarà fornita al Tajikistan». Per far capire ai Talebani che stanno scherzando con il fuoco il Governo russo ha organizzato una conferenza a Mosca per il 20 ottobre, con i Talebani e la comunità internazionale nella quale Putin ribadirà il concetto «Attenti perché se venite meno alle promesse reagiremo e pesantemente».

Non va dimenticato che i russi sono stati sempre contrari alla rinascita dell’Emirato come emerse nel vertice di Mosca, nel marzo scorso, dove oltre a loro il concetto venne ribadito da Usa, Cina e Pakistan anche se poi abbiamo visto come è andata a finire. Fin qui gli attori regionali. E l’Europa? Prova a blindarsi perché il numero degli sbarchi che hanno ricominciato a salire oltre i livelli pre-pandemia, nasconde anche l’insidia che arrivino in Europa anche terroristi dall’Afghanistan. Speculazione giornalistiche? No, perché questo lo dicono alcuni riservati report di alcune agenzie d’intelligence dell’Unione che descrivono anche come questo sia già accaduto senza contare le cento persone segnalate per terrorismo che sono misteriosamente riuscite ad arrivare in Europa con il ponte aereo da Kabul durante il fuggi fuggi generale di fine agosto dall’Afghanistan.

Così una dozzina di Stati membri (Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Repubblica Slovacca) hanno scritto a Bruxelles chiedendo di finanziare ‹‹in via prioritaria ed in modo adeguato le barriere fisiche ai confini››, perché ritenute ‹‹un’efficace misura di protezione nell’interesse dell’intera Ue e del funzionamento dell’area Schengen››. A loro si sono aggiunte Bielorussia, Lituania e Polonia, anche se altri Paesi Ue dai tempi della grande crisi migratoria del 2015-2016 già dispongono barriere di filo spinato.

Per tornare al pericolo rappresentato da coloro che si mischiano ai veri e presunti rifugiati nelle ultime settimane sono stati sventati almeno quattro devastanti attentati in Francia, Spagna, Germania e Olanda che stavano per essere messi a segno da cellule dell’Isis dove anche stavolta “Ça va sans dire”, non mancano persone arrivate con lo status di rifugiato dalla Siria, dall’Iraq e anche dall’Afghanistan.

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