Franco Nero, “Non è ancora l’ora della pensione”

Franco Nero incanta Hollywood.
    A 82 anni e più di 200 film alle spalle, è l’ospite d’onore
della nona edizione del festival di cinema italiano Filming
Italy – Los Angeles creato e diretto da Tiziana Rocca, con la
sua casa di produzione Agnus Dei e in collaborazione con
l’Istituto Italiano di Cultura.
    “La prima volta che sono venuto a Hollywood era il 1966. Era
bellissima. Ogni sera uscivo a far festa con Paul Newman, James
Stewart o colleghi di quel calibro…In Italia era appena uscito
Django e mi hanno chiamato qui per girare Camelot”, ricorda
all’ANSA prima di ricevere il premio alla carriera.
    L’anno da cui Nero comincia a raccontare è cruciale nella sua
carriera. Dopo gli esordi con ruoli secondari, il 1966 lo
trasforma in una star e in un sex symbol internazionale. John
Huston, che sta girando a Cinecittà con Dino De Laurentiis, gli
affida la parte di Abele, il fratello buono della Bibbia. Sergio
Corbucci, che sfida Sergio Leone sul terreno dello Spaghetti
Western, lo sceglie per il ruolo del pistolero senza pietà che
lo renderà per sempre un’icona. È allora che Joshua Logan gli
affida Lancillotto nel suo musical sulla tavola rotonda (“uno
dei preferiti di John F.Kennedy”, assicura Nero), dove si
innamora di Ginevra/Vanessa Redgrave.
    “La vita dell’attore ha alti e bassi – continua Nero – Me lo
disse Lawrence Olivier, il più grande attore al mondo: ‘Tu sei
un bell’uomo, faccia pulita, vincente. Puoi scegliere sempre il
ruolo dell’eroe. Oppure scegli di fare l’attore. Rischia!
Raccoglierai i frutti!’. Aveva ragione”, dice soddisfatto.
    Fascino e sguardo immutati, fisico leggermente appesantito,
l’unica cosa che Nero non si sente più di fare è Django Lives!,
che “una produzione americana tenta di mettere in marcia dal
2020. Ero molto atletico e ho usato poco gli stunt. Non me la
sento di riprendere quel ruolo quasi 60 anni dopo, di montare a
cavallo e tutto il resto. Ma vedremo…”.
    Per ora, è pronto per Cuba: “Vado a girare ‘Black beans and
rice’. Ho adorato la sceneggiatura di Brandon Cole e nel 2020
l’ho portata a Robert Port e Rick Dugdale (regista e produttore
con cui l’anno precedente Nero aveva fatto 1944 – La battaglia
di Cassino)”. La pandemia lo ha rallentato, ma non fermato.
   
   

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