venerdì, 31 Gennaio 2025
Fratelli D’Innocenzo, amiamo gli ultimi, sono come noi
“Il nostro cinema è quello degli
ultimi, pensiamo a I poveri di William T. Vollmann che è stato
un riferimento diretto per la serie Dostoevskij. Io e mio
fratello siamo i primi ad essere ultimi l’uno per l’altro.
Siamo sempre stati dove sono i disadattati e questo non in senso
denigratorio, ma al contrario. Tra gli ultimi, tra i randagi si
è molto più spontanei, ci sono meno apparati che appartengono
alla finzione”.
Così stamani all’ANSA Fabio e Damiano D’Innocenzo si raccontano
nel presentare Dostoevskij, serie Sky Original, una produzione
Sky Studios prodotta con Paco Cinematografica, da loro scritta e
diretta, già al Festival di Berlino e ora in sala in due parti
con Vision Distribution nella settimana dall’11 al 17 luglio
prima di andare in onda in 6 parti su Sky. Un noir esistenziale, lisergico, cupo, senza speranza, ma
completamente coinvolgente questa serie girata per la gran parte
su un litorale laziale “che sembra l’Alabama”,con protagonista
Filippo Timi nei panni di Enzo Vitiello, tormentato detective
dal passato doloroso che fa uso di droghe per non scomparire del
tutto. Un uomo che vive in una casa isolata e fatiscente sul
fiume con una figlia, Ambra (una bravissima Carlotta Gamba), che
lui nel passato aveva allontanato per un motivo straordinario
quanto irraccontabile senza fare spoiler. Un poliziotto comunque
ossessionato dalle parole del serial-killer a cui sta dando la
caccia, ovvero quel Dostoevskij, tanto feroce quanto raffinato
nelle lettere che lascia dove passa. Nel cast anche Gabriel
Montesi e Federico Vanni.
E il futuro di questi singolari giovani registi gemelli? “Non è detto che continueremo a fare questo lavoro, ma se
venissimo presi da nuove ossessioni, da nuove ferite che
vogliamo condividere andremo avanti. Noi siamo molto innamorati
e come gli innamorati abbiamo bisogno del dolore per creare. Al
momento ci sono tre libri che potrebbero diventare film:
Petrolio di Pasolini, ma anche Dissipatio H.G. di Guido
Morselli, un libro raccapricciante, un’esagerazione e Canti del
Caos di Antonio Moresco, oltre mille pagine piene. Tre opere con
le nostre ossessioni di sempre: gli ultimi, i poveri, quelli che
non sono stati capiti”.
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