domenica, 24 Novembre 2024
Freni manomessi volutamente: tre fermi nella notte per la strage del Mottarone
Tre fermi nella notte aprono scenari inquietanti sulla strage alla funivia del Mottarone costata la vita a 14 persone. La Procura ha infatti disposto il fermo del gestore dell’impianto e di due dipendenti con accuse pesantissime.I tre infatti avrebbero consapevolmente manomesso i sistemi di sicurezza dell’impianto. «Hanno ammesso di aver disattivato il freno per aggirare un’anomalia» hanno fatto sapere dalla Procura.
In sostanza Luigi Nerini, amministratore della società Ferrovie del Mottarone che gestisce la funivia, Gabriele Tadini, direttore del servizio ed Enrico Perrocchio, capo operativo sapevano dal giorno della riapertura, lo scorso 26 aprile, che l’impianto viaggiava senza rispettare le norme di sicurezza richieste. La svolta nella serata di ieri con l’iscrizione dei tre nel registro degli indagati ed i successivi interrogatori durante i quali è emersa la verità, confermata dai tre, che è stato manomesso il «forchettone» — ovvero il dispositivo che consente di disattivare il freno: un divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainante — e non è stato rimosso. Un gesto «materialmente consapevole» per «evitare disservizi e blocchi della funivia. Il sistema presentava delle anomalie e avrebbe necessitato un intervento più radicale con un blocco se non prolungato consistente».
Insomma, davanti al rischio di dover fermare l’attività con tutti i danni economici del caso, i tre avrebbero deciso di giocare sulla sicurezza e sulla pelle di chi aveva deciso di utilizzare l’impianto per poter guadagnare. Un probabile malfunzionamento infatti avrebbe bloccato per diverse settimane se non mesi l’attività azzerando i guadagni. Quindi non si è trattato di una finalità ma di un mix di mancanze da parte dei gestori e del caso.I tre sono accusati di omicidio plurimo colposo, lesioni gravissime e disastro colposo.