lunedì, 25 Novembre 2024
Ghini, il politicamente corretto è una dittatura
“Ho un odio feroce, per la formula
del politicamente corretto, un stronzata arrivata dagli
americani, che andrebbe semplicemente tradotta nella differenza
tra educazione e maleducazione, cultura e non cultura. Il
politicamente corretto è una dittatura, scrivo politicamente
corretto, perché sono d’accordo con chi comanda. Durante il
fascismo erano tutti politicamente corretti”. Lo dice Massimo
Chini durante la conferenza stampa di 30 anni( di meno) la
commedia opera prima di Mauro Graiani (regista con una grande
esperienza in TV e nella pubblicità), in sala dal 21 agosto con Plaion Pictures.
Al centro della storia (variazione sul filone degli age swap
movies, con personaggi che si ritrovano all’improvviso
ringiovaniti o invecchiati, ndr) ci sono tre 60 enni, Diego,
Marco e Maurizio (coprotagonisti con Ghini sono Antonio Catania
e Claudio ‘Greg’ Gregori) tutti alle prese in una clinica
privata con ostacoli fisici e emotivi. La svolta arriva quando
grazie a delle misteriose pillole cinesi comprate online,
pensando fosse Viagra, i protagonisti, si ritrovano ringiovaniti
di 30 anni. Nel cast anche Claudio Casisa, Claudio Colica, Nino
Frassica, Giulia Elettra Gorietti, Milena Miconi, Federica
Cifola, Leonardo Ghini, Nadia Rinaldi. Massimo Ghini, che sul tema del politically correct ironizza
poi su come siano cambiati, solo su un livello superficiale, i
termini per riferirsi ad esempio agli afro americani, commenta anche le difficoltà che stanno incontrando in sala le
commedia italiane (con eccezioni importanti come Un mondo a
parte, ndr) . “Forse a volte non era fatta bene – osserva – bisogna anche saperla fare, comunque mi pare che le difficoltà
ci siano per il cinema italiano in generale”. Un errore “che si
è fatto per anni in questo Paese è dividere tra buoni e cattivi quelli che facevano il cinema impegnato e chi la commedia,
mescolandoci però anche la farsa, che comunque è un genere
nobilissimo. La nostra commedia, che poi è stata chiamata
all’italiana, è quella capace di unire anche la risata alla
tragedia finale, che può trattare ogni tema, capace di
comprendere tutto”.
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