Gillian Anderson, tra il principe Andrea e Epstein

(di Lucia Magi) Da L’ultima minaccia a Tutti
gli uomini del presidente, da Il caso Spotlight a Anche io – She
said: Hollywood ama il giornalismo d’inchiesta, o almeno ama
raccontarlo sullo schermo. Alla lunga lista di film sul quarto
potere come “cane da guardia” contro ingiustizie e corruzione,
bisogna ora aggiungere Scoop, il film prodotto da Netflix
disponibile da ieri sulla piattaforma.
    Diretto da Philip Martin (uno dei registi di The Crown) e
scritto da Peter Moffat, segue la produttrice della Bbc Sam
McAlister (Billie Piper) mentre cerca e ottiene l’intervista che
la conduttrice del programma Newsnight Emily Maitlis (Gillian
Anderson) fece al principe Andrea (Rufus Sewell) in merito alla
sua amicizia con Jeffrey Epstein. Era il 16 novembre del 2019:
il finanziere newyorkese si era suicidato in carcere tre mesi
prima, mentre attendeva il processo per abusi sessuali e
traffico internazionale di minori.
    L’intervista fece il giro del mondo e andò malissimo per il
duca di York, che non mostrò alcuna empatia con le vittime e
negò di aver avuto rapporti con Virginia Giuffre, una delle
ragazze coinvolte nel traffico di Epstein, che ai tempi lo
accusava di averla stuprata quando era minorenne. Travolto dalle
critiche, il terzo (e prediletto) figlio di Elisabetta II fu
costretto a dimettersi dal suo ruolo istituzionale.
    “Fu un trionfo per il giornalismo”, dice in conferenza stampa
Anderson, che però aggiunge: “La stampa – TV, carta o radio o
web – è ancora così potente? Beh, onestamente non lo so. La
verità giornalistica è diventata molto malleabile”. L’ex agente
Dana Scully di X-Files racconta di essere entrata nella parte
con uno studio minuzioso della giornalista inglese: “Ho guardato
e riguardato le sue trasmissioni, ho letto il suo libro
(Airhead: The Imperfect Art of Making News) e l’ho ascoltata
leggerlo nell’audiolibro. Ho analizzato quell’intervista e l’ho
scomposta in modo da poterla guardare o ascoltare in loop. Mi
sono concentrata sulle sue singolarità, come gesticola, come
inclina la testa, come cammina, come sta in piedi”.
    Ma con un accorgimento: “Quando sono stata Margaret Thatcher
nella quarta stagione di The Crown – racconta Anderson – ho
ricevuto un consiglio utile ogni volta che bisogna interpretare
una persona reale: ‘Ricorda che hanno dato la parte a te perché
sei tu’. È importante mantenere un elemento di sé, perché se
cerchi di accantonare ogni minima parte di te stessa,
l’interpretazione diventa un’imitazione, una forzatura”.
    In questo senso, l’attrice nata a Chicago nel 1968, fa i
complimenti a Sewell: “Abbiamo girato la scena dell’intervista
nella prima giornata di set per Rufus. L’avevo appena intravisto
al trucco e me lo sono ritrovato davanti così, seduto sulla
poltrona in quella perfetta ricreazione del salone di Buckingham
palace, identico in tutto al principe, nell’atteggiamento, nel
modo di parlare, di stare seduto e di guardarmi. È stato
inquietante!” Sui retroscena della stessa intervista tornerà a breve la
serie di Prime Video A Very Royal Scandal, in cui Emily Maitlis
è produttrice esecutiva e Michael Sheen e Ruth Wilson
interpretano l’intervistato e la anchorwoman. Intanto, ci pensa
Netflix a punzecchiare i reali britannici, anche dopo che la
popolarissima serie The Crown si è conclusa. Per rigore storico
e morale, questo film richiama anche l’apprezzata miniserie
documentaria Jeffrey Epstein: soldi, potere e perversione, che
la piattaforma ha prodotto nel 2020.
   

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