Gimbe,su liste attesa scontro governo-Regioni e malati aspettano

“Più che un confronto costruttivo,
quello in corso appare come un tentativo reciproco di nascondere
un fallimento annunciato: l’incapacità di Governo e Regioni di
affrontare con serietà e responsabilità una delle più gravi
emergenze del Servizio Sanitario Nazionale. E mentre si
rincorrono lettere, accuse e rinvii, milioni di cittadini
continuano ad aspettare una prestazione sanitaria, rischiando
ogni giorno di vedersi negato un diritto costituzionale”. Nino
Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, commenta così
lo scontro fra governo e Regioni sul decreto “liste di attesa”,
con “un botta e risposta con almeno cinque lettere ufficiali,
senza contare smentite e dichiarazioni pubbliche. E ora la corda
rischia di spezzarsi sul decreto attuativo più indigesto: quello
che prevede poteri sostitutivi dello Stato in caso di
inadempienze regionali. Le Regioni vogliono maggiore chiarezza,
garanzie di contraddittorio e indicatori chiari per il
commissariamento; il Governo, dal canto suo, ha rimandato al
mittente tutte le richieste.
    Uno scambio sempre più teso che, al di là dei formalismi
istituzionali, mette in luce un conflitto sostanziale su
risorse, competenze e responsabilità nella gestione delle liste
di attesa”. Cartabellotta ricorda che “il Governo accusa le
Regioni di non aver speso € 320 milioni su oltre € 2 miliardi
destinati al recupero delle prestazioni non erogate durante la
pandemia; ma di fatto € 860 milioni del Governo Meloni non sono
risorse aggiuntive, bensì solo di indicazioni di spesa.
    Schillaci punta giustamente anche sulle gravi irregolarità
rilevate dai NAS. Dal canto loro, le Regioni contestano la
mancanza di risorse aggiuntive, l’assenza di interventi per
ridurre le prestazioni inappropriate e, soprattutto, l’invasione
di campo sulle loro competenze.
    Secondo Nino Cartabellotta, “il conflitto tra Governo e Regioni
si placa quando le responsabilità sono reciproche”. Infatti,
prima le Regioni hanno temporeggiato per mesi prima di dare
parere favorevole al decreto attuativo sulla piattaforma
nazionale; poi il Governo lo ha tenuto in ostaggio per quasi due
mesi prima di pubblicarlo in Gazzetta Ufficiale. E ora le
Regioni hanno 60 giorni di tempo per presentare un progetto
operativo per far comunicare le 21 piattaforme regionali con
quella nazionale”.
   

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