Gli attacchi di Kiev in Crimea e lo stallo dell’avanzata russa

A sei mesi dall’inizio del conflitto russo-ucraino l’Unione Europea discuterà l’avvio di una grande operazione di addestramento per le forze armate dell’Ucraina nei Paesi vicini. Lo ha detto il capo della politica estera Ue Josep Borrell durante una conferenza stampa a Santander città del nord della Spagna. Secondo l’alto funzionario la proposta verrà discussa la prossima settimana in occasione della riunione informale dei ministri della Difesa dell’Ue a Praga e «spero che verrà approvata» ha aggiunto Borrell.

Questa mattina Save the Children ha diffuso un report nel quale si legge: «tra il 24 febbraio e il 10 agosto almeno 942 bambini sono stati uccisi o feriti in Ucraina – una media di cinque bambini al giorno – con 356 bambini che hanno perso la vita e 586 feriti e almeno il 16% dei bambini uccisi in Ucraina da quando è iniziata l’escalation del conflitto sei mesi fa aveva meno di cinque anni».

Secondo le Nazioni Unite, il numero totale delle vittime è probabilmente molto più alto di quello attualmente accertato e non si conosce l’età esatta di tutti i bambini coinvolti. Ma cosa sta accadendo sul terreno ed in particolare cosa succede in Crimea dopo gli attacchi dei droni ucraini degli scorsi giorni? Lo abbiamo chiesto al Generale di Corpo d’Armata, Maurizio Boni.

«Estendere il raggio della controffensiva al territorio della Crimea è coerente con il principio dello sviluppo delle operazioni in profondità (deep operations), che integrano sempre quelle a contatto per colpire il sistema che sostiene tutto ciò che è schierato in avanti. Gli obiettivi sono quindi gli assi di comunicazione, gli itinerari per l’alimentazione logistica, i posti comando, i depositi di munizioni, gli schieramenti di artiglieria e dei missili a lungo raggio, le installazioni militari e quant’altro. Gli ucraini non hanno i vettori convenzionali per colpire in profondità il territorio russo e gli alleati occidentali si sono ben guardati, almeno sino ad ora, dal fornirglieli per evitare una pericolosa escalation del conflitto. Colpire gli ex territori ucraini ora occupati da Mosca è politicamente più accettabile e dopo tutto la Crimea gioca un ruolo molto importante nel sostegno dello sforzo offensivo russo. Per colpire in profondità Kiev può però ricorrere solo alle loro forze di élite, a eventuali sabotatori filo-ucraini residenti nei territori occupati e, come nel caso dell’attacco agli assetti della flotta del Mar Nero, ai droni armati. Gli attacchi costringono i russi a incrementare il livello di controllo del territorio impiegando unità di fanteria o di milizia che certamente non abbondano in questo momento del conflitto, ma in ogni caso non sono risolutivi. Le deep operations in Crimea devono essere lette nel contesto più generale del tentativo di Kiev di rallentare il più possibile l’offensiva russa in Donbass costringendo l’invasore a impegnarsi nella difesa del suo settore meridionale. Tuttavia, gli ucraini hanno poche settimane per conseguire un successo decisivo nel settore di Kherson prima che arrivi l’inverno che favorirà inevitabilmente i difensori, questa volta nelle vesti dei russi. Al momento, dunque, il focus della guerra è orientato a sud dove assisteremo ancora, purtroppo, ad ulteriori avvenimenti più o meno eclatanti e cruenti, ma il fronte è ampio e le risorse, per entrambi i contendenti, non sono illimitate».

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