Gli effetti della guerra (complicata) in Ucraina sulla parata del 9 maggio

A 24 ore dal discorso di Vladimir Putin durante le celebrazioni della Giornata della Vittoria – festa nazionale in Russia in memoria della capitolazione della Germania nazista – e mentre sull’Ucraina continuano a cadere le bombe, appare chiaro come la Russia e il suo leader siano in evidente difficoltà. Chi si aspettava annunci di guerra totale o minacce dirette alla Nato o ad altri soggetti, è rimasto deluso perché il Presidente russo non ha fatto nessun annuncio roboante. Putin, apparso in buone condizioni fisiche, ha utilizzato la solita retorica anti-occidentale. Tra le cose più significative c’è la «giustificazione» dell’invasione all’Ucraina fatta passare come «preventiva». «I Paesi della Nato non volevano ascoltarci, il che significa che in realtà avevano piani completamente diversi. E l’abbiamo visto. Apertamente, erano in corso i preparativi per un’altra operazione punitiva nel Donbass, per un’invasione delle nostre terre storiche, compresa la Crimea. A Kiev hanno annunciato la possibile acquisizione di armi nucleari. Il blocco Nato ha avviato lo sviluppo militare attivo dei territori a noi adiacenti. Così, una minaccia per noi assolutamente inaccettabile è stata sistematicamente creata, direttamente ai nostri confini». Attenzione però al fatto che quanto esposto seppur falso, è indirizzato al popolo russo e non certo a noi. Non è sfuggita l’assenza del capo di Stato maggiore delle forze armate russe.

Valery Gerasimov che secondo le notizie circolate negli scorsi giorni (non confermate dal Cremlino), sarebbe stato ferito in un attacco ad Izyum e di seguito trasferito in ospedale a Mosca. Ma è davvero così ? Impossibile saperlo, tuttavia, la sua assenza sarebbe il definitivo segnale della caduta in disgrazia di colui che aveva convinto Vladimir Putin che in Ucraina sarebbe stata una vittoria lampo. Valery Gerasimov non sarebbe che l’ennesima vittima della “caccia al colpevole” che sta investendo tutti gli apparati di sicurezza russi. Ora più che mai serve trovare un colpevole da additare come traditore, corrotto e incapace perché il Vladimir Putin che da più di 20 anni viene raccontato alla popolazione russa, è infallibile. Valery Gerasimov al pari di alcuni funzionari del Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa (FSB) già agli arresti, sono quasi certamente coloro che pagheranno per la folle invasione in Ucraina ma non è certo che potrà bastare per giustificare un fallimento militare di queste proporzioni. Ma dal punto militare che parata è stata?

Innanzitutto va detto che la cancellazione della parata aerea è stata necessaria viste le condizioni meteo dei luoghi da dove provenivano gli aerei (pioveva e nevicava ) anche se è stata provvidenziale, visto che molti velivoli sono andati persi in guerra e altri sono rimasti in Siria e in Libia. Noi di Panorama.it le celebrazioni per la Giornata della Vittoria le abbiamo seguite insieme a Franco Iacch, analista strategico ed esperto d’arma: «quanto visto riflette inequivocabilmente il pesante scotto pagato in Ucraina. Il numero complessivo degli asset schierati, secondo il programma ufficiale diffuso dal Ministero della Difesa russo, è stato ridotto rispetto a quello dello scorso anno. Assenti, ad esempio, le forze pesanti “artiche” mentre resta esiguo il numero dei proiettili d’argento come il T-14 Armata ed il Sukhoi Su-57 Felon. E mentre numerosi video ingegnerizzati come quello del Poseidon e del Sarmat colpiscono con forza e senza filtro una comunità occidentale profondamente scossa dagli eventi, la maestosa manifestazione di ieri ha posto l’attenzione sulle già note criticità dell’industria della Difesa russa. La colonna meccanizzata è stata strutturata su 25 sistemi di combattimento rappresentati da 131 veicoli. Lo scorso anno furono 35 su 198 asset. Nessun carro armato T-80, ad esempio, ha sfilato sulla Piazza Rossa. Oltre cento T-80 sarebbero stati distrutti in Ucraina, compreso l’unico carro armato sperimentale T-80UM2 prodotto da Mosca. La Russia sembrerebbe essere incapace di aumentare il numero dei suoi sistemi d’arma più avanzati come il veicolo da combattimento della fanteria Kurganets-25 ed il corazzato ruotato per il trasporto del personale Boomerang». A proposito della parata, per il terzo anno consecutivo Mosca ha mostrato la medesima configurazione T-14 strutturata su tre carri armati, si tratta della piattaforma da battaglia di nuova generazione T-14 Armata prodotta dalla Uralvagonzavod, che è stata presentata ufficialmente (non senza imprevisti) il 9 maggio del 2015. Di che carro armato si tratta ?

Definito in patria come il più potente carro armato del pianeta (utilizzato anche lo slogan “potrebbe combattere su Marte” in riferimento ai nuovi super condensatori per l’avviamento a freddo del motore diesel a meno 50 gradi), il T-14 è un potente MBT da 48/50 tonnellate. A questo proposito Franco Iacch osserva che «nel 2015, presentando al mondo il suo maestoso piano di riarmo, la Russia annunciò l’acquisizione di 2300/2500 piattaforme universali Armata entro cinque anni da schierare su sette divisioni. Quel piano di riarmo era sembrato fin da subito irrealizzabile sia dal punto di vista economico che industriale. Mosca ha ufficialmente siglato con la società Uralvagonzavod l’acquisto di un singolo lotto di 132 piattaforme universali: cento T-14, venti T-15 per la fanteria e dodici T-16 Brem. I cento T-14 acquistati da Mosca, un giorno, dovrebbero equipaggiare due brigate pesanti e saranno schierati soltanto ed esclusivamente in caso di grave crisi».

Di quanti T-14 dispongono le forze armate russe ?

«Attualmente di poco meno di venti T-14, prototipi compresi, nessuno dei quali pronto al combattimento. Tuttavia anche se tale esigua forza d’élite fosse operativa, non sarebbe comunque in grado di mutare le sorti di un conflitto (un ragionamento applicabile anche per il Felon). La strategia dei proiettili d’argento non può essere applicata su ogni sistema d’arma. Armata e Felon, ad esempio. Potenti, costosi ed “inutili” a causa del loro esiguo numero che non li renderebbe determinanti in un ipotetico conflitto di alta fascia contro gli Stati Uniti e la NATO mentre i contratti siglati sono concepiti per mantenere in stato di veglia i programmi in attesa di un “miracolo”. Dalla colonna meccanizzata erano assenti i principali asset schierati nel conflitto ucraino come i sistemi antiaerei Pantsir S-1, il lanciarazzi multiplo pesante Smerch ed i veicoli blindati della Guardia nazionale». Infine, veniamo la grande assente della parata di ieri ovvero l’aereonautica militare russa. Secondo Iacch: «Anche se la componente aerea della parata è stata annullata causa maltempo, le piattaforme assemblate dimostrano l’efficacia del diversificato contesto Manpads in Ucraina. Dei 23 elicotteri schierati nel 2021, Mosca ne avrebbe dovuto far volare quindici. Particolarmente interessante è la componente ad ala fissa con l’assenza delle moderne piattaforme Sukhoi Su-30 e Su-34, presenti invece in Siria. I protagonisti della sequenza aerea della parata, qualora fosse avvenuta, non sarebbero stati i caccia di quinta generazione Su-57 Felon (quattro unità, lo scorso anno parte del filmato del sorvolo sulla Piazza Rossa fu realizzato in CGI), ma i MiG-29 (sedici, un contingente quadruplicato rispetto le ultime due celebrazioni per il Giorno della Vittoria) ed i MiG-31/K (dodici unità). Otto MiG-29 avrebbero dovuto volare in una formazione a Z per mostrare supporto alle truppe russe che combattono in Ucraina. Ironia del destino, proprio la piattaforma MiG-29 è divenuta uno dei simboli della resistenza ucraina».

Nonostante il massiccio ricorso alla retorica è chiaro come il grande spettacolo sulla Piazza Rossa ha dimostrato al mondo che le risorse belliche di Mosca non sono inesauribili e che la guerra in Ucraina non sta procedendo nel modo in cui la raccontano i media del regime di Mosca.

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