Gli estremisti islamici contro lo yoga alle Maldive

Nuovi preoccupanti segnali arrivano dalle Maldive il paradiso delle vacanze per milioni persone ogni anno che sono amatissime anche dalla clientela italiana. Le Maldive, famose per i suoi resort di lusso, sono una nazione musulmana sunnita in cui la predicazione e la pratica di altre fedi o laicità sono bandite. Secondo i media locali martedì scorso decine di manifestanti hanno interrotto la “Giornata internazionale dello yoga” che si stava tenendo nello stadio della capitale Male. Tra i presenti c’erano anche gli ambasciatori indiano e britannico quando i fondamentalisti islamici con bandiere e cartelli sono entrati in campo gridando «Dio è grande» in arabo. Coloro che hanno interrotto l’evento mostravano cartelli nel quali criticavano lo yoga come di una pratica che sarebbe «contro gli insegnamenti dell’Islam» in quanto praticare lo yoga «è contro il concetto islamico di una divinità perché lo yoga implica inchinarsi al sole».

Secondo quanto riferito, gli aggressori hanno sventolato bandiere con simboli religiosi e hanno spinto le persone che si erano radunate e la polizia ha dovuto usare gas lacrimogeni per disperdere gli islamisti e ha arrestato sei persone. Il presidente delle Maldive, Ibrahim Mohamed Solih, ha definito l’attacco «molto preoccupante» e ha aggiunto che «la polizia sta indagando, i responsabili saranno assicurati rapidamente alla giustizia».

La radicalizzazione religiosa sta diventando un problema crescente per la nazione insulare musulmana sunnita a sud-ovest dell’India dove nel maggio 2021, l’ex presidente del Parlamento Mohamed Nasheed sfuggì miracolosamente ad un attentato organizzato dagli estremisti islamici. Il governo dopo anni di sottovalutazione sta agendo con determinazione contro gli islamisti: nel 2019 la polizia ha arrestato un sospetto reclutatore della milizia jihadista dello Stato Islamico e ai predicatori stranieri oggi è vietato l’ingresso nel Paese anche se il problema sono quelli locali.Con circa 250 combattenti e circa 1.500 presunti individui radicalizzati, su una popolazione di circa 540.000 persone le Maldive hanno tra i più alti casi pro capite di combattenti terroristi stranieri in tutto il mondo. Da tempo si teme che un esodo di combattenti maldiviani detenuti nelle carceri del Siraq ( 160 persone) possa tornare a casa portando con sé violenze terroristiche.

Come è potuto accadere? Come sempre, occorre andare indietro nel tempo per avere una piena comprensione dei fenomeni di ciascun Paese. La memoria va allo spaventoso tsunami del 2004 che fece 226.000 vittime accertate, anche se decine di migliaia di persone risutano ancora disperse. E sempre a causa dello tsunami tra i 3 e 5 milioni di persone avrebbero perso la casa. Dopo la tragedia, arrivarono nelle Maldive diverse onlus islamiche finanziate da alcuni Paesi del Golfo Persico. Due in particolare, Idara Khidmat-e-Khalq e Jamaat ud-Dawa (JUD, il gruppo di chiamata), finirono nella lista del Dipartimento di Stato americano perché contigue al gruppo terroristico Lashkar-e Taiba o Esercito dei giusti, tra i più temuti gruppi terroristici in Asia meridionale. Così, l’estremismo islamico di matrice Jama’at Tabligh e legato alle correnti di pensiero deobandi e wahhabi si fece strada tra i disperati e tra gli sfollati delle Maldive.

Tra questi disperati emersero alcuni predicatori estremisti come lo sceicco Ibrahim Fareed o lo sceicco Adam Shameem, che ha studiato Jamia Salafiyya in Pakistan, alla Medina Islamic University in Arabia Saudita e ha conseguito un Master in Islamic Revealed Knowledge and Heritage presso l’International Islamic University in Malaysia. A causa loro l’islam maldiviano ha deragliato e sono iniziate le violenze contro le donne sorprese senza il velo nei luoghi pubblici, contro la comunità sufi e i giornalisti. Nonostante tutto questo, ancora oggi il governo maldiviano consente all’Arabia Saudita di costruire moschee e di finanziare le scuole coraniche della capitale Malé. Per tornare a quanto accaduto a Male abbiamo chiesto un opinione a Saurav Sarkar apprezzato analista indiano di Janes, agenzia globale per l’intelligence della difesa: «Un gruppo religioso noto come Ilmuveringe Gulhun è probabilmente dietro l’interruzione dell’evento per la Giornata Internazionale dello yoga il 21 giugno nella città di Male, poiché il gruppo aveva rilasciato un giorno prima una dichiarazione contro gli eventi legati allo yoga, definendoli ‘non islamici’. Secondo una dichiarazione ufficiale rilasciata dal Servizio di Polizia delle Maldive il 21 giugno, i fondamentalisti religiosi che hanno interrotto l’evento avevano collegamenti circostanziati con il Partito Progressista delle Maldive (PPM), partito di opposizione. Sebbene anche il Partito Democratico delle Maldive (MDP), al governo, abbia rilasciato una dichiarazione che indica il coinvolgimento del PPM nell’incidente a fini politici, è troppo presto per confermare la responsabilità del PPM in assenza di prove concrete del suo coinvolgimento nell’incidente del 21 giugno. Il PPM ha condannato l’incidente, pur riconoscendo che alcuni degli striscioni e delle bandiere portate dai manifestanti assomigliavano a quelli dei suoi recenti raduni». Mentre scriviamo pero’ si apprende che autorità delle Maldive hanno arrestato Ibrahim Razzan e Mohamed Ismail entrambi membri dell’opposizione PPM per quanto accaduto a Male, inoltre stati effettuati anche altri arresti chiave. Infine, la domanda; ma i resort turistici sono al sicuro? Per il momento si anche se non sono pochi coloro che ritengono che sia solo questione di tempo.

Leggi su panorama.it