Greenaway, in Italia avete buttato via il grande cinema

“C’è stato un grandissimo cinema
italiano che, per me, parte dalla Dolce Vita e termina con
l’Ultimo Imperatore. Un periodo estremamente vivace e di grande
frenesia imprenditoriale. Qualcosa davvero interessante che poi
è sparita, non so come abbiate fatto a buttarla via”. Il regista
britannico Peter Greenaway parla così del cinema italiano con i
giornalisti a Torino, dove domani il Museo del Cinema gli
consegnerà il prestigioso riconoscimento cinematografico Stella
della Mole. “I grandi film partono dalle parole, mentre
oggi un film molto noioso come Dune è un’illustrazione di
parole. Il cinema oggi è diventato molto ripetitivo perché così
porta profitti. Per me è obbligatorio reinventarlo”, osserva
Greenaway che sui rischi dell’intelligenza artificiale rinvia “il verdetto della giuria”. “In quanto creatore di immagini che ha iniziato come pittore e
poi come regista e scrittore – spiega – non posso che essere
spaventato soprattutto perché non la conosco. Nessuno di noi, se
non è un tecnico esperto, riesce a capire come operi e come
manipoli. Sono curioso di vedere l’impatto sui miei film, sulla
mia pittura e sulla mia scrittura. Non ci sono informazioni
sufficienti a prescindere da Donald Trump che dice di sapere
tutto al riguardo”. A chi gli ricorda che in passato aveva espresso l’intenzione di
suicidarsi Greenaway, che ha 82 anni, replica: “E’ stata
codardia: è doloroso e non ho avuto il coraggio di provare quel
dolore. Oggi però si parla molto di eutanasia, ne parlano anche
i politici”, spiega il regista che nell’ultimo film Lucca mortis
si fa molte domande sul tema della morte.
   

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