Grillo affonda Conte e lo sfida al voto. Il Movimento 5 Stelle esplode

Colpito e affondato. Beppe Grillo ha fatto saltare i ponti, con l’ennesimo colpo di teatro. La tanto temuta eruzione vulcanica è arrivata qualche istante fa. “Conte non ha visione politica né capacità manageriali…né capacità di innovazione”. Con un post incendiario l’Elevato aziona la botola sotto i piedi dell’avvocato pugliese. E respinge al mittente la richiesta di votare sullo statuto. Non solo, Grillo affonda la spada: “Non possiamo lasciare che il movimento si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco”.

Si potrà discutere sulla coerenza del comico genovese, che dice di rifiutare il partito unipersonale, ma in realtà pretende esattamente che l’unica persona a tenere il timone resti lui. Si potrà obiettare che Grillo si accorge casualmente solo oggi che Conte non ha capacità organizzative, dopo averlo sponsorizzato per anni. Ma tant’è. Il dado è tratto. Con tanto di coda velenosissima, perché Grillo fa sapere addirittura che le elezioni per il direttorio si svolgeranno sulla cara vecchia piattaforma Rousseau di Casaleggio: un modo per dare il colpo di grazia a Giuseppi, che per settimane andava studiando un metodo alternativo.

Adesso che la bomba è stata sganciata, restano tanti dilemmi sul tavolo. Per giorni si è discusso se la casa a 5 stelle andasse ristrutturata o ricostruita da capo. Ora c’è il rischio che le picconate di Beppe Grillo facciano crollare tutto. Come risponderà Giuseppe Conte? Davvero andrà per la sua strada tentando un nuovo partito? Quante persone gli andranno dietro? Come si comporterà l’ala più filocontiana del Movimento? Si rischia una scissione, si andrà a una conta drammatica, o da domani l’unica formula che girerà tra i pentastellati sarà: “Giuseppi, chi era costui?”. Da domani i grillini cambieranno marciapiede, di fronte all’avvocato di Volturara Appula? Il Movimento reggerà la scossa tellurica del divorzio Conte-Grillo, o è destinato a sprofondare nel caos stile 8 settembre?

Certo è che la previsione ottimistica di Luigi Di Maio, “vincerà il dialogo”, rientrerà nel novero delle ultime parole famose. Vedremo gli sviluppi. Intanto, alla sede del Nazareno, qualcuno starà tremando di fronte alla possibile caduta di Conte. I cocci del M5s rischiano di mandare i frantumi le coalizioni sul territorio Pd-Cinque Stelle. E dunque anche Enrico Letta non può certo stare sereno.

L’unico dato di fatto, per ora, è che dietro questo duello tra follia grillina ed equilibrismo contiano, si intravede una battaglia sulla gestione del partito, cioè sul potere: ma non certe sulle idee. Anzi, in questo feuilleton estivo le idee politiche sono le grandi assenti. Dietro le uscite scomposte del comico e le piroette dell’avvocato non si inciampa in un’idea neanche per sbaglio. Un progetto politico, una piattaforma ideologica, un insieme di valori, una visione del Paese, una ricetta su come affrontare le emergenze. Dietro le scaramucce, il deserto: nella disfida a cinque stelle, questa per ora è l’unica amara certezza.

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