mercoledì, 27 Novembre 2024
Harpoon, il missile in mano all’Ucraina che può spostare le sorti della guerra
Se Kiev disporrà a breve di missili Harpoon, la maggioranza consegnati dalla Danimarca, e di elicotteri Mil-9 forniti dalla Repubblica Ceca, inevitabilmente la situazione bellica potrà cambiare e la Russia dovrà puntare a intercettare le forniture prima che i missili siano schierati, oppure scovare e attaccare le postazioni. Il rischio per Mosca è non soltanto rinunciare a far avvicinare le sue navi alle coste ucraine del Mar Nero al di sotto dei trecento chilometri, ma anche di vederle colpire da molto lontano. A svelare la nuova consegna è stato il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin ieri, dichiarando che i missili potrebbero forzare anche il blocco navale russo liberando le navi che trasportano rifornimenti, in primis quelle piene di grano destinato a ovest.
Realizzato da McDonnel-Douglas, oggi Boeing Defence, a partire dal 1977 ma con una evoluzione che lo ha visto riprogettato quasi completamente negli anni Novanta. La variante antinave è una delle tre versioni della stessa arma, originariamente denominata Agm-84 Slam, che comprende la possibilità di lancio da aeromobili ad ala fissa (con motore a propellente solido), da navi e automezzi, con motore a razzo assistito da un turbojet, e infine per utilizzo da sottomarini. Il sistema di ricerca dei bersagli è del tipo a radar attivo, ovvero il missile contiene un radar (e la sua elettronica) emette segnali radio per cercare il bersaglio e una volta agganciato segue quella eco fino all’impatto, volando a pochi metri dall’acqua.
Israeli Navy destroys decommissioned ship with Harpoon missile www.youtube.com
Lo Harpoon che sarà consegnato all’Ucraina pesa poco più di 500 kg ed è lungo 470 cm, vola a poco meno di 900 km/h e trasporta 220 kg di esplosivo. Accelerando verso il bersaglio, una volta vicino è molto preciso, il suo sistema di guida lo porta verso la direzione nella quale l’elettronica di bordo ottiene l’eco radar migliore. Questo significa che più è vicino alla nave che deve colpire, più sarà difficile disturbare (ingannare) il suo radar con apparati per guerra elettronica. Inoltre, siccome il missile “illumina” il bersaglio con il proprio radar, la piattaforma di lancio, che sia una nave, un camion oppure un aeroplano, possono spostarsi e “dimenticarlo”. Gli svantaggi sono che giocoforza le dimensioni del missile devono essere adeguate e contenere tutto ciò che serve, incluso il radar e il sistema di guida, ma anche il costo di produzione delle unità e la loro manutenzione periodica per controllare il funzionamento dei sistemi con una certa regolarità. Insomma, un’arma che gli ucraini devono imparare a utilizzare e manutenere. Infine, ogni nave militare oggi possiede apparati che si accorgono se un radar le sta inquadrando e azionano difese antimissile che, se più recenti del missile, hanno un’alta probabilità di neutralizzazione della minaccia.
Certamente, mentre Mosca produce le armi che utilizza, l’Ucraina oggi viene rifornita da quasi trenta nazioni, e c’è anche da chiedersi, una volta che la guerra sarà finita, chi e come potrà controllare una riserva bellica così eterogenea e disordinata. Non sarebbe infatti la prima volta che l’occidente possa trovarsi nella condizione di subire attentati e attacchi con armi che ha regalato.
Di oggi anche la notizia che la Repubblica Ceca, dopo aver donato 14 carri armati T-72M modernizzati di progettazione sovietica insieme a 10.000 granate con propulsione a razzo, pezzi di artiglieria e veicoli da combattimento, i cingolati anfibi BMP-1, ha fornito a Kiev anche elicotteri d’attacco e, insieme alla Slovacchia, ha consentito all’esercito di Kiev di inviare dozzine di veicoli blindati attraverso i propri confini per le riparazioni. Gli elicotteri donati sarebbero una dozzina di Mi-24 progettati dai sovietici e già schierati in Ucraina nelle ultime settimane. Praga ha anche consegnato la maggior parte delle 17.000 armi anticarro che gli alleati della Nato hanno donato all’Ucraina durante le prime due settimane di guerra, mentre la Slovacchia ha consegnato un sistema antiaereo S-300 (di costruzione russa). Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno tutte donato importanti sistemi d’arma all’Ucraina perché in quanto ex membri del blocco sovietico conservavano ancora parti di ricambio e competenze sugli equipaggiamenti progettati dai sovietici dell’Ucraina prima della dissoluzione dell’Urss nel dicembre 1991.