venerdì, 15 Novembre 2024
I misteriosi attentati raccontano la fragilità della Russia
Secondo le autorità russe questa mattina, l’insediamento di Golovchino nella regione russa di Belgorod, sarebbe «stato nuovamente bombardato dall’Ucraina». Ne ha dato notizia il governatore della regione Vyacheslav Gladkov che sul suo canale Telegram ha scritto: «Diverse strutture disabitate e quattro case sono state danneggiate e non ci sono state vittime». Golovchino, sempre secondo i russi, era già stato bombardato il 19 aprile scorso con un bilancio di tre feriti ma non sono state mai fornite prove dell’accaduto.
Ieri, 25 aprile 2022 per la Russia è stata una giornata nera; una base dell’aviazione militare a Ussurijsk, in Russia, vicino al confine con la Cina è andata in fiamme dopo alcune esplosioni e nelle ultime 24 ore oltre sono stati sabotati: un impianto di lavorazione della carne e tre stazioni di polizia a Mosca, Irkutsk e Novosibirsk e un tratto ferroviario a Bryansk, città della Russia europea sudoccidentale, capoluogo dell’omonima provincia, sul fiume Desna. Sempre a Bryansk che si trova a 100 chilometri dal confine ucraino, la notte precedente erano scoppiati due incendi in contemporanea: il primo è avvenuto all’interno dei magazzini di una raffineria di carburante del gigante energetico Rosneft, mentre il secondo si è verificato in una base militare che verrebbe utilizzata anche come deposito per razzi e proiettili di artiglieria. Secondo le autorità russe non ci sarebbero state vittime. Si è trattato del quarto incendio in una sola settimana ma durante il mese di aprile ve ne sono altri, vedi quello al polo Aerospaziale Kharlov, all’istituto di ricerca di Tver a 160 chilometri da Mosca (17 morti numerosi feriti e 8 dispersi) e a Kineshma, a 400 chilometri dalla capitale, dove ha preso fuoco l’impianto chimico Dmitrievsky, il più grande produttore di solventi industriali in Russia e nell’Europa orientale. Chi è stato?
I russi accusano gli ucraini e questi ultimi fanno lo stesso con gli invasori. E chi ha fatto saltare in aria lo scorso 24 marzo nel porto di Berdyansk, a 70 chilometri da Mariupol la nave da sbarco Saratov e danneggiato la Caesar Kunikov e la Novocherkassk? Il 18 aprile scorso il comandante della nave da sbarco Caesar Kunikov, Alexander Chirva, è morto per le ferite riportate nell’esplosione come annunciato su Telegram dal governatore di Sebastopoli, Mikhail Razvozhayev: «Il suo coraggio, professionalità ed esperienza hanno salvato la vita ai membri dell’equipaggio. Ricorderemo per sempre il nostro eroe». Chirva, capitano di terzo grado, era nato a Sebastopoli, in Crimea, e aveva combattuto nel 2015 e nel 2016 in Siria.
Chi fece esplodere il 30 marzo scorso un deposito di missili delle forze armate russe a Belgorod ( a 30 chilometri dal confine ucraino)? I russi parlarono di un attacco ucraino, altri (compreso gli ucraini), dissero che si trattò di un incidente occorso «durante la movimentazione dei missili da mandare al fronte». E chi penetrò in territorio russo la sera del 1 aprile 2022 sempre a Belgorod, dove esplosero otto depositi di carburante con grave rischio per la popolazione civile? Secondo le ricostruzioni e un video che però alcuni esperti giudicano non credibile, «due elicotteri ucraini volarono in territorio russo favoriti dall’oscurità».Vero o falso? Sembra molto improbabile che sia accaduto, tuttavia i depositi delle Rosfnet bruciarono.
E allora chi è stato? Nessuno lo sa così come non ci sono certezze su quanto i russi denunciarono il 12 aprile scorso quando “qualcuno” fece saltare il ponte ferroviario di Shebekino a tre chilometri dal confine atto che impedi’ ai russi di inviare mezzi e uomini in Ucraina e lo stesso vale per il 14 aprile 2022: secondo il Cremlino a Klimovo cittadina della Russia europea occidentale, situata nel distretto di Brjansk, due elicotteri ucraini colpirono ben sei palazzi senza pero’ fare vittime. Vero o falso? Impossibile saperlo. Sempre nella giornata di ieri si sono verificate delle esplosioni nell’edificio del comitato per la sicurezza dello Stato a Tiraspol (Transnistria). Chi è il responsabile? Va detto che si tratta del territorio separatista filorusso della Moldavia che dopo il Donbass, è l’obbiettivo dichiarato della Russia come annunciato da Rustam Minnekayev, alto ufficiale dell’esercito di Putin, che lo scorso 23 aprile 2022 ha dichiarato: «Dall’inizio della fase due dell’operazione speciale, uno degli obiettivi è di prendere il pieno controllo del Donbass e dell’Ucraina meridionale. In questo modo si creerà un corridoio terrestre con la Crimea», invasa dai russi nel 2014. Ma non è tutto, perché è chiaro che una volta che l’esercito russo avrà conquistato l’Ucraina meridionale Vladimir Putin vorrà prendersi la Transnistria e per questo la propaganda rilanciata da Rustam Minnekayev è la stessa di sempre: «Anche in Transnistria si evidenziano episodi di discriminazione contro i residenti russofoni».
Secondo il Generale di Squadra Aerea e già capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare italiana Leonardo Tricarico, occorre molta prudenza nel distinguere gli attacchi reali dalla propaganda. «Sullo sfondo di tutti questi incidenti c’è la guerra cibernetica che è un argomento del quale ci si è occupati all’inizio del conflitto quando l’Ucraina lanciò una chiamata alle armi di tutti coloro che avessero dimestichezza con l’Information e Communication Technology (ICT) in modo da agire come un vero e proprio esercito di hacker per attaccare tutta una serie di obiettivi russi e a tal proposito il vicepresidente ucraino stilò con molta diligenza, una serie di obbiettivi. Poi di questo tema non si è più parlato ma c’è stato e c’è sicuramente, un attivismo abbastanza rilevante nel settore cibernetico e tutti questi incidenti con incendi lo mostrano. A tal proposito gli esperti ritengono che sia la Russia che altri paesi abbiano le capacità operative di distruggere infrastrutture critiche ma si sarebbe creato quasi un equilibrio del terrore nel quale c’è praticamente una deterrenza sistematica in base alla quale quasi per un mutuo accordo, non si faccia ricorso fino in fondo quasi fossero bombe atomiche».
Fin qui la cronaca ma non non si può certo non rilevare come l’incendio di Bryansk sia un deciso salto in avanti nelle operazioni di sabotaggio delle infrastrutture russe prima di tutto per la distanza dal confine (100 chilometri), un fatto che dimostra due cose: la prima è che aldilà della narrazione putiniana che vuole che i russi siano invincibili ci dice che oltre ad essersi impanati in Ucraina da ormai due mesi, i russi faticano anche a controllare il loro territorio dove possono essere colpiti in qualsiasi momento. La seconda è che gli ucraini che non rivendicano di certo gli atti di sabotaggio, hanno le risorse, i mezzi tecnologici vedi i droni kamikaze, le informazioni e gli uomini capaci di entrare in territorio nemico e colpire. Ma fanno tutto questo da soli? Possibile, così come lo è il fatto che potrebbero essere aiutati da qualche Paese della Nato. Se così fosse e i russi lo scoprissero allora le parole pronunciate ieri dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che ha detto che «esiste un pericolo reale di Terza guerra mondiale ma Mosca proseguirà i negoziati di pace con Kiev», non sarebbero solo una minaccia.