I segreti di Tempest, il nuovo caccia invisibile ad altissimo tasso di tecnologia

Un miliardo di dollari, tanto vale la fase iniziale del programma GCAS, sigla di Global Combat Air Programme, al quale è stato dato il via ufficiale questa mattina da un comunicato stampa congiunto della Presidenza del Consiglio e dalle cancellerie inglese e giapponese. Con la fusione tra le ricerche fin qui condotte per il nuovo caccia F-X di Tokyo e il Team Tempest definito dal 2018 da Regno Unito, Italia e Svezia (nazione che però non amplia la partecipazione), si passa dalla fase di studio a quella organizzativa delle responsabilità progettuali per creare un sistema d’arma di nuova generazione che dovrà essere pronto entro il 2035.

L’aeroplano è soltanto una parte del GCAS, bisogna infatti progettare una serie di capacità tecnologiche, definite multi-dominio, che spaziano da quelle elettroniche e informatiche fino a quelle cibernetiche e spaziali. Lo scopo è sostituire velivoli e droni attuali che entro il 2050 saranno tecnologicamente superati, come gli F-2 giapponesi (94 unità basate sul progetto Lockheed-Martin F-16), e i 238 Eurofighter in servizio tra Regno Unito (144) e Italia (94). Le tre nazioni non sono le sole ad affrontare questo investimento: gli Stati Uniti hanno approvato il nostro progetto e da qualche anno sviluppano il successore dello F-35, programma oggi chiamato Next generation air dominance, in sigla NGAD, che dovrebbe essere pronto nel 2030. Germania, Francia e Spagna intanto pare abbiano finalmente trovato un accordo per affrontare la seconda fase del programma FCAS, mentre la Cina prosegue l’evoluzione del suo J-X destinato a essere l’avversario diretto degli altri due.

Tempest Future Combat Air System (FCAS) Fighter Jet, British Royal Air Force (RAF) www.youtube.com

Tanto il lavoro previsto per l’industria, dai colossi alle piccole medie imprese, come sottolinea il comunicato inglese emesso congiuntamente dal governo Sunak e dalla Bae Systems, che cita il coinvolgimento di 120 soggetti tra aziende inglesi, università e centri di ricerca, nonché la conferma del progetto sia per i 2.500 addetti coinvolti dal 2018 (dei quali 750 italiani), con una prospettiva di impiego per altre 20.000 persone in diverse nazioni nei prossimi 25 anni, a cominciare dagli addetti italiani che lavorano in Leonardo, Elettronica Group, Mbda Italia e una trentina di pmi. Di che aeroplano si tratterà esattamente ancora nessuno può dirlo, probabilmente un bimotore dotato di intelligenza artificiale ed enormi capacità di connessione per colpire in coordinamento con droni, satelliti e reti cibernetiche, con prestazioni supersoniche e standard di interoperabilità tali da poter essere impiegato anche in scenari come quello asiatico-pacifico e africano. Le dimensioni potrebbero essere simili a quelle dello F-35, mentre il peso massimo al decollo intorno a 25 tonnellate e un’autonomia iniziale estendibile a 2500 km. In quanto ad armi, confermato il requisito di poter trasportare ordigni nucleari, ci saranno anche missili di nuova generazione, bombe guidate e armi a concentrazione di energia (laser e radiofrequenza).

I caccia di sesta generazione in sigle:

NGAD (Next generation air dominance), il nome dei programmi per i nuovi sistemi americano e cinese; FCAS (Future Combat Air System), il programma franco-tedesco-spagnolo; GCAS (Global Combat Air Programme), la definizione del programma anglo-italo-nipponico.

Rispettata la tradizione dei nomi inglesi per i caccia

Dapprima fu l’Hurricane (Uragano), quindi il Panavia Tornado, al quale è seguito l’attuale Eurofighter che è stato battezzato Typhoon (Tifone). Ecco quindi il nuovo nome Tempest. Una tradizione che si ripete dalla seconda guerra mondiale

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