I Talebani rivogliono i loro 7 miliardi. Gli Usa li daranno alle vittime dell’11 settembre

Dalla mattina del 14 agosto 2021 -data nella quale i Talebani si sono ripresi l’Afghanistan- gli ex studenti coranici hanno fatto solo disastri dimostrando quello che tutti sapevano: ovvero, di non essere in grado di gestire il Paese come accadde tra il 1996 al 2001, senza contare cosa sta accadendo alle donne afghane sepolte nelle loro case e private di ogni diritto. Fallimento totale. Anche nella sicurezza: un settore dove i Talebani credevano e dicevano di essere imbattibili visto il numero dei crimini (spesso per fame) e dei delitti e l’impossibilità di arginare i loro colleghi terroristi dell’ISIS-Khorasan (IS-K) presenti ormai in tutte le 34 province afghane che con attacchi kamikaze colpiscono ogni giorno le milizie talebane e la popolazione civile anche nelle moschee.

A proposito dell’IS-K: il Dipartimento di Stato americano ha recentemente pubblicato la foto del suo leader Sanullah Ghafari, noto anche come Shahab al-Muhajir ritenuto «responsabile dell’approvazione di tutte le operazioni IS-K in tutto l’Afghanistan e dell’organizzazione dei finanziamenti per condurre le operazioni». Secondo gli analisti Amira Jadoon e Andrew Mines in un rapporto pubblicato da War on the Rocks: «Il suo obiettivo è stato quello di guidare l’organizzazione fuori da questo periodo di relativo declino, prima raddoppiando gli attacchi settari contro minoranze vulnerabili e poi lanciando una guerra rivitalizzata contro i Talebani».

Per tornare ai Talebani, in una cosa si sono dimostrati bravissimi: chiedere riconoscimento e legittimazione un po’ ovunque e battere cassa per far fronte alla drammatica situazione che vive l’Afghanistan. Insuperabili, però si sono dimostrati nella richiesta fatta agli Stati Uniti di sbloccare le riserve valutarie afghane che sono state depositate principalmente presso la FED di New York (il resto è presso la Bank of England). Una richiesta questa fatta di continuo e nella quale è stata mobilitata anche la popolazione civile (donne comprese) portata in piazza a manifestare al grido di «ridateci i nostri soldi».

Fino a qualche giorno fa il Governo americano era stato piuttosto evasivo ben sapendo che fine farebbero questi soldi -vedi nei conti personali dei capi Talebani a Dubai e in Qatar- poi dopo la pubblicazione di un report delle Nazioni Unite nel quale si dice che «i passati legami di Al-Qaeda con i Talebani hanno il potenziale di rendere l’Afghanistan un rifugio sicuro per gli estremisti e oggi i gruppi terroristici godono di maggiore libertà lì che in qualsiasi momento nella storia recente» è arrivata la doccia fredda dall’amministrazione americana che dei sette miliardi di dollari sa esattamente cosa fare: 3,5 miliardi di dollari andranno alle famiglie delle 2.996 vittime degli attacchi dell’11 settembre 2001 mentre il restante denaro verrà speso negli aiuti umanitari per l’Afghanistan senza che i Talebani possano toccare un solo dollaro. A tal proposito la Casa Bianca ha precisato che « i fondi raggiungeranno direttamente la popolazione afghana, senza finire nella mani dei Talebani e di altri attori maligni». E se i Talebani non sono contenti? Facciano causa nei tribunali americani…

Non va dimenticato che presso la Corte di New York sono pendenti decine di cause di risarcimento danni nei confronti dell’Afghanistan che ospitava all’epoca il vertice di al-Qaeda e il suo leader di Osama Bin Laden e nei confronti dell’Arabia Saudita in relazione al fatto che 15 dei 19 terroristi che colpirono le Torri Gemelle e il Pentagono, erano di nazionalità saudita. Così supportata anche dal parere dei legali della Casa Bianca il Presidente americano Joe Biden che deve ancora arginare il calo di consensi nel suo operato da parte della popolazione che pare inarrestabile ha rotto gli indugi e deciso di mettere in ginocchio i Talebani con una mossa che potrebbe anche pagare in termini politici. Di fatto le cause nei tribunali americani a quel punto verrebbero ritirate, l’opinione pubblica sarebbe tutta con il Presidente e anche il rapporto con l’Arabia Saudita potrebbe farsi meno teso. Forse stavolta il vecchio Joe ha fatto davvero centro.

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