venerdì, 22 Novembre 2024
Il bilancio del lavoro del Governo su vita e famiglia
Famiglia, natalità, aborto, libertà educativa, ma anche contrasto alle droghe, tutela degli anziani e dei fragili e ovviamente l’utero un affitto che tiene banco in queste ultime settimane. Sono passati poco più di 8 mesi dall’insediamento del Governo Meloni e il bilancio di questi quasi 250 giorni parla di un Esecutivo che ha sicuramente messo al centro i temi etici. Non solo dal punto di vista legislativo e parlamentare, ma anche mediatico.
C’era, fortunatamente, da aspettarselo, se pensiamo ai temi affrontati in campagna elettorale, alla particolare inclinazione delle forze di centrodestra verso argomenti quali, appunto, famiglia, vita e libertà educativa, e visto che molti esponenti e leader di partiti ora in maggioranza hanno sottoscritto e firmato, o comunque sostenuto, il nostro Manifesto Valoriale. Basti ricordare, inoltre, che la stessa premier Giorgia Meloni, nel suo discorso alla Camere riunite, citò un grande esempio di amore verso la vita e la famiglia: Chiara Corbella Petrillo.
Ma, a tal proposito, cosa dice esattamente il bilancio sui temi etici di questi primi mesi? E’ tutto ora quel che luccica? Siamo ormai in piena discesa oppure c’è ancora tanta, e forse tortuosa, strada da fare? Quesiti ovviamente retorici, perché è indubbio come in qualsiasi contesto sociale e politico e in qualsiasi epoca nulla è mai scontato e dato per assodato. Sappiamo bene che ciò che conta sono i fatti, non le parole.
Al governo in carica – e questo lo dimostrò proprio nel già citato discorso alle camere il premier – va dato atto di aver messo subito in chiaro la volontà di sostenere e tutelare la famiglia, con un “imponente piano economico e culturale per riscoprire la bellezza della genitorialità e rimettere la famiglia al centro della società” con riforme socio-economiche strutturali, combattendo la “glaciazione demografica” che attanaglia la nostra Nazione compromettendone lo stesso futuro. Una volontà dimostrata nella manovra di Bilancio di fine 2022, dove i provvedimenti per famiglia e natalità hanno raggiunto il miliardo e mezzo di euro di investimento e l’assegno unico è stato aumento del 50% a tutti per il primo anno di vita del bambino, del 50% per tre anni per le famiglie numerose. Un’impronta pro life e pro family che si è vista anche con le nomine, a dicembre, del Comitato Nazionale di Bioetica: variegato ed eterogeneo, presenta ora sicuramente un corretta percentuale di esponenti a favore dei temi più delicati ed etici che ci stanno a cuore.
Allo stesso modo fa ben sperare la volontà, palesata dal governo a maggio, di introdurre alcuni nuovi sostegni per aiutare famiglie e giovani in difficoltà economiche. Si tratta infatti del cosiddetto Reddito di Infanzia per i bambini fino a sei anni, da 400 euro, e dell’Assegno di Gioventù, da 250 euro, fino ai 25 anni. Due misure proposte in particolare da Fratelli d’Italia per combattere il trend negativo del calo demografico in Italia e dare un’alternativa all’aborto. Con la speranza, ovviamente, che entrambe le misure vengano approvate.
Si diceva anche dell’attenzione dell’Esecutivo, allo stesso tempo, per anziani e giovani. Per i primi, infatti il “Ddl Anziani” presentato a gennaio è poi diventato legge a marzo, con una vera e propria riforma, tra l’altro sulla scia di alcune richieste politiche avanzate proprio da Pro Vita & Famiglia onlus per difendere e tutelare sempre di più la Terza età.Tra le misura cardine del Ddl ricordiamo l’assegno unico per gli anziani commisurato al bisogno assistenziale ed erogabile in denaro o in servizi alla persona, così come il potenziamento dell’assistenza domiciliare con progetti individualizzati, degli strumenti economici già previsti per la non autosufficienza, l’incentivo di nuove forme di co-housing e una più mirata attenzione ai caregiver familiari e alla diffusione delle cure palliative.
Per i giovani, invece, la maggioranza si è sempre dimostrata dalla parte della libertà educativa per i genitori e della lotta ad ogni tipo di dipendenza e di droga. Lo ha fatto anche recentemente, il 26 giugno, in occasione della Giornata Mondiale contro l’abuso e il traffico di droghe. A tal proposito significativa è la presenza di esponenti pro life e pro family in importanti ruoli decisionali e di supporto, come Alfredo Mantovano sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri o Massimo Gandolfini come consigliere sul tema del contrasto alle dipendenze.
Proprio il gender e il tema delle pretese del mondo Lgbtqia+, infatti, ha tenuto e tiene tuttora banco soprattutto a livello mediatico quando si parla di presunti “diritti”. Utero in affitto, genitore uno e genitore due, trascrizioni dei “figli” di coppie dello stesso sesso, adozioni per coppie gay sono infatti i temi per i quali l’Esecutivo sembra non aver prestato il fianco ai diktat arcobaleno e progressisti. Sembra, appunto. Perché in questi casi, più di altri, forse è il caso di sottolineare come non sia tutto oro quel che luccica e non sempre la maggioranza è rimasta fedele alla propria linea politica e partitica. Alcune dichiarazioni – pensiamo per esempio al Ministro per la Famiglia Eugenia Roccella – meriterebbero sicuramente un maggior approfondimento e una discussione approfondita, anche in seno alla stessa maggioranza. Quanto meno per non rischiare che allargando qualche piccola maglia si arrivi poi a spalancare le porte proprio a ciò che si diceva di combattere. Per quanto riguarda l’utero in affitto, infatti, ci si domanda quale beneficio possa portare ipotizzare una sorta di “sanatoria” per i figli di coppie dello stesso sesso già registrati in passato. Si tratterebbe, infatti, di chiudere un occhio ma così anche passare un colpo di spugna che andrebbe a cancellare il padre o la madre di quei bambini.
Sempre rimanendo in tema Lgbtqia+, sono non poche le perplessità rispetto ad un pavido immobilismo del Governo in merito alla Carriera Alias nelle scuole, che proprio le realtà arcobaleno introducono e veicolano sempre di più. Si tratta, lo sappiamo, di uno strumento pericoloso, che non ha fondamenti scientifici o giuridici, e che rischia di infondere nella mente dei giovani – che già vivono un periodo incerto della loro vita – la falsa credenza che si possa “nascere nel corpo sbagliato” e per questo intraprendere iter di transizione di genere, sia sociale che chirurgico, dunque irreversibile. Come Pro Vita & Famiglia ci siamo mossi con un’azione legale su larga scala, con oltre 150 diffide ad altrettanti Istituti in tutta Italia e numerose scuole, che si trinceravano dietro al fatto che il MIUR non si era ancora espresso in merito, hanno fatto marcia indietro. Non siamo gli unici a denunciare la pericolosità della Carriera Alias, numerose associazioni di genitori hanno protestato. Nonostante questo il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, e in generale il Governo, non ha ancora preso una posizione chiara per denunciare questo strumento né ha emanato alcun documento o direttiva per porvi rimedio.
Dubbi simili, se non ancora più grandi, sorgono poi anche sull’argomento, forse mai così divisivo, dell’aborto. Il mix di nuovo governo e novità che arrivano da oltreoceano – ci riferiamo agli Stati Uniti e alla sentenza che ha annullato la Roe vs Wade – ha portato infatti gli abortisti ad essere sempre più agguerriti nella loro lotta per portare l’interruzione di gravidanza, almeno culturalmente, alle più estreme prevaricazioni e senza vincoli. Se da una parte Meloni e la sua squadra non hanno in mente di allargare questi spiragli, dall’altra è anche vero che forse è stato fatto ben poco per limitarli. Sempre il Ministro Roccella lo scorso 23 giugno, durante la trasmissione “La Confessione” di Peter Gomez, in onda su Nove, ha affermato che non interverrebbe sulla Legge 194 nemmeno se avesse il consenso del 51% degli italiani, cioè nemmeno se la maggioranza degli italiani fosse favorevole alla modifica o abrogazione della legge. Una posizione così perentoria contrasta e collide frontalmente con la pretesa di presentarsi “dalla parte della vita”. Se non si ritiene l’aborto un male in sé e la vita del nascituro totalmente indisponibile anche (e anzi soprattutto) da parte della madre che lo porta in grembo, ipotizzando una disumana “libertà” di uccidere il proprio figlio estranea all’ambito del diritto, quale successo politico concreto potrà mai conseguire a un così compromissiorio quadro “valoriale”? Gli italiani, quindi, a chi devono credere? A quella maggioranza che si batte per la vita nascente o a quella che pensa che la legge 194 sia così giusta da essere addirittura più intoccabile della storica Roe vs Wade che, invece, è stata toccata eccome? Verrebbe da dire: “ai posteri l’ardua sentenza”, ma speriamo di non dover attendere le future generazioni per trarre un bilancio, positivo o negativo, sulle politiche a favore della Vita di questo governo.
Infine, proprio in riferimento all’aborto e all’annosa questione italiana della natalità e della crisi demografica, una tendenza opposta rispetto alle parole della Roccella, è sembrata arrivata lo scorso 27 giugno, con il messaggio che il Presidente del Consiglio Meloni ha inviato all’evento “Demografica” organizzato da Adnkronos per il lancio del suo nuovo portale sul tema. Se il premier ha detto, che vuole aspirare a «una nazione dove essere padri non sia più considerato fuori moda ed essere madri non sia vista una scelta solo privata», le conseguenze più naturali dovrebbero essere (il condizionale è d’obbligo) un Governo compatto affinché, appunto, la lotta a quella grande bugia che è l’aborto non sia più un fatto meramente privato.
Contrariamente a quanto affermano progressisti e neo-femministe, infatti, lo Stato deve intervenire nella questione natalità, così come deve fare in tutti gli altri aspetti del vivere civile e sociale, pensiamo appunto a droghe, tutela della famiglia, cura degli anziani, disabili e fragili. Intervenire dunque per essere presente per il bene comune e, nel caso dell’aborto, di donne e bambini. Dunque, uno Stato – e una politica – davvero civile è quello che sta al fianco di tutti i soggetti deboli e indifesi della società, proponendo loro alternative concrete e mirate alla salvaguardia della vita e della salute. E’ questo che chiede la maggioranza degli Italiani, come confermato dal nostro sondaggio che conferma che 81% degli Italiani vogliono che lo Stato dia maggior sostegno concreto alle mamme e che 57% delle donne sono indotte ad abortire per ragioni sociali ed economiche.
Come scriveva Sant’Agostino: “sotto lo stesso fuoco l’oro brilla e la paglia brucia”. È dai fatti e non dalle parole che si distinguono le persone.