Il caos nel centrosinistra continua

Il giorno dopo lo «strappo» di Calenda la situazione nel centrosinistra non fa altro che confermare come quella che Enrico Letta stava tentando di costruire «non per governare», parole sue, era davvero l’accozzaglia più divisa, distante, lontana che forse si sia mai vista nella storia della politica. Dal mattino infatti è stato un susseguirsi di attacchi incrociati tra Azione, Pd, + Europa, Verdi e Si. Tutti contro Calenda, Calenda contro tutti. Ma la situazione ribolle anche dentro i partiti, soprattuto al Nazareno.

Tutti si dicono compatti, ed uniti con il Segretario, ma dentro c’è chi comincia a guardare a sinistra, direzione Movimento 5 Stelle. «I sondaggi non ci danno al 30%, all’uninominale il centrodestra farà man bassa; serve il M5S, servono i grillini…», vocifera qualcuno. Una scelta che politicamente Letta, per alcuni osservatori il vero sconfitto fino a questo momento della corsa al voto, non può permettersi di fare; ma che matematicamente non può “non fare”. Insomma, un uomo in una strada senza uscita che spera, come tutto il partito, che il possibile nuovo Centro distaccato dal Pd possa attirare i voti dei moderati di Forza Italia.

Conte, furbescamente, da parte sua ha chiuso del tutto la porta, al momento. Perché anche tra i grillini c’è chi sogna un’alleanza giallorossa; ma c’è un problema in più: il tempo. Giochini e giochetti devono chiudersi entro le prossime due settimane e mezzo, poi stop. Bisogna fare le cose e bisogna farle in fretta (che di solito è cattiva consigliera). Non è un caso che in tutto il vociare oggi Renzi abbia mantenuto fede alla parola data (si dice) ieri dopo aver visto in diretta tv l’addio di Calenda a Letta: «Tutti zitti fino a martedì, è un momento delicato, possiamo fare qualcosa di importante». Ed infatti in molti oggi provavano ad immaginare come sarebbe questo nuovo Centro, quest’alleanza Calenda-Renzi, vicini nelle posizioni, nella visione ma uniti da una personalità piuttosto spiccata dove condividere il ruolo di leader diventa complesso, molto complesso.

Tutti i sondaggi con le intenzioni di voto

Tornando ai grillini oggi è stato il giorno della chiusura delle candidature per le parlamentarie: c’è l’ex sindaco di Torino, Chiara Appendino, c’è anche l’ex ministro Patuanelli, assenti invece Virginia Raggi e soprattutto Alessandro Di Battista. Alcuni provano anche a dare risalto al fatto che non sarà in Parlamento nemmeno il portavoce di Conte, Rocco Casalino… mah…

Inutile dire che, come fin dal primo giorno di campagna elettorale, il centrodestra continua a viaggiare molto avanti rispetto agli avversari. ma anche qui non mancano le prese di posizione tra alleati. Giorgia Meloni ribadisce la regola della coalizione secondo cui il diritto di scelta del premier va al partito con più voti, e per la prima volta, in maniera chiara, spiega di puntare dritto a Palazzo Chigi. Matteo Salvini invece frena, sia sul nome del premier che su quello dei ministri e rilancia sulla flat tax, con una proposta ancora più forte delle precedenti: 15% per tutti.

Mancano ancora 48 giorni al voto. Sarà difficile annoiarsi

Leggi su panorama.it