Il «Centro» con pochi voti e ancora meno idee concrete

In questo fine settimana la politica italiana è sembrata più una chat di adolescenti nei giorni dei saldi che una questione seria tra adulti. Il messaggio che rimbalza da giorni è, infatti, «ci vediamo in Centro». Ultimo in ordine di tempo e di visibilità è stato Giovanni Toti che tra interviste ed incontri vari ha raccontato la sua idea di Centro e della politica.

Il problema è che prima di lui le stesse cose sia state dette da Brunetta, Calenda, Di Maio, Sala, Renzi, Mastella. Ecco, solo a rileggere questi nomi si capisce come questa nuova idea politica, il Centro, sia solo una sorta di Centro Commerciale della politica, dove puoi trovare e comprare un po’ di tutto. L’importante è che ci entri spenda dei soldi.

Inutile dire che anche gli stessi leader (ma che fatica usare questo termine) dei vari partiti si rendono conto di essere diversi, diversissimi tra loro. Al punto che cominciano i distinguo. Calenda non vuole Di Maio, Di Maio non vuole Renzi, Renzi non vuole Sala (accusato di tradimento) e viceversa. E tutto questo senza che si sia posta la domanda delle domande: chi sarà la guida del Centro?

Ovviamente nelle mille e più dichiarazioni si è parlato di massimi sistemi e concetti filosofico-politici; sono girate la solite parole: liberali, progressisti, ambientalisti, europeisti etc etc. Ma in concreto nessuno si sbilancia.

Sarebbe invece il caso che i lor signori cominciassero a dare delle risposte alle domande che poi sono quelle che interessano agli italiani. Ad esempio: favorevoli o contrari al nucleare di ultima generazione? Quale riforma della giustizia avete in mente? Favorevoli o contrari al Reddito di Cittadinanza? Armi all’Ucraina, si o no? Aumentare il budget per la Difesa? Termovalorizzatori e nuove trivelle, si o no? Ius Scholae e cannabis, favorevoli o contrari? Qual è il vostro candidato alla Presidenza del Consiglio? Ah, no. Questa la sappiamo: è Mario Draghi, ma non si può dirlo dato che il Premier attuale non vuole essere usato da questo o quello schieramento.

Ecco, a queste domande per il momento non sono state date risposte. Siamo ai concetti, siamo al Centro inteso solo come luogo alla fine dove sopravvivere. Perché la sensazione è che quello che conti davvero sia questo: restare in politica, ritagliarsi uno spazio personale. E lo dicono i numeri. Nelle ultime rilevazioni dei sondaggisti Insieme per il Futuro, il neonato partito di Di Maio, si aggira attorno al 2,3%, come Toti, come Renzi, poco sopra (tra il 4 ed il 5%) c’è Calenda. E tenete conto che il 40% degli italiani preferisce non votare.

E non è un caso che l’unica cosa presente nel programma di tutti questi partitini sia la nuova legge elettorale, inutile dirlo, proporzionale. Con gli sbarramenti attuali infatti i vari Toti, Di Maio, Renzi, Mastella e compagnia rischierebbero di sparire, questi, quelli del 2 per cento, anzi del 2 per Centro.

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