Il docu sul parkour a Gaza esce in Francia e Svizzera

(ANSA) – MARSALA, 02 OTT – Il pluripremiato documentario “One
more jump”, sui giovani palestinesi che praticano il parkour a
Gaza tra le macerie e gli scheletri degli edifici distrutti, è
uscito all’inizio di settembre nei cinema francesi e in autunno
sarà proiettato in quelli svizzeri. Inoltre il film ha vinto una
delle 30 etoiles che ogni anno la Société Civile des Auteurs
Multimédia (Scam), corrispondente francese della Siae, assegna
alle migliori produzioni. Lo ha reso noto il regista, Emanuele
Gerosa, a margine della proiezione del documentario a Marsala,
nell’ambito del festival culturale “Tempo futuro, possibile,
sostenibile”, organizzata dall’associazione “38° parallelo”. Il riconoscimento della Scam sarà conferito il 4 novembre a
Parigi. Soddisfatto, Gerosa ha detto che il suo lavoro è stato
accolto con grande attenzione e plauso dalla stampa francese.
    Intanto il film è stato acquistato anche in Spagna. Meno attenta
è proprio l’Italia: “Credo sia dovuto a più fattori – spiega il
regista – nel nostro Paese è uscito alla fine del 2019,
praticamente con il Covid, c’è poi la difficoltà per un docu in
genere di penetrare nel mercato italiano e le difficoltà causate
dai sottotitoli in seguito alla scelta di prediligere la lingua
originale”. Intanto, a Marsala, in concomitanza con la proiezione, sono
giunti da Gaza due palestinesi tra i protagonisti del film,
Jehade e Abdallah, usciti dalla città attraverso il valico di
Rafah e dall’Egitto e di qui, dopo varie vicissitudini e
difficoltà, atterrati a Catania. Sono pochi coloro che riescono
a uscire da Gaza, quasi sempre dall’Egitto e non da Israele. Disorientati, stanchi ma commossi, i due ragazzi hanno
parlato di una “situazione catastrofica” a Gaza, peggiorata
ulteriormente dopo l’ultimo conflitto israelo-palestinese dei
mesi scorsi quando i gazawi sono stati sottoposti a “bombardamenti indescrivibili”. “Siamo privati di tutti i
diritti umani, cibo, acqua, lavoro e farmaci, dobbiamo restare a
casa e in silenzio”. Unico elemento di ribellione ed evasione è
proprio il parkour: “Per noi significa essere liberi, quando lo
pratichiamo siamo come uccelli”. (ANSA).
   

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