Il Governo metta fine al caos sul caro carburante

Ora che anche il «malinteso» con i benzinai è stato in qualche modo tamponato possiamo con dire che la gestione dell’intera questione prezzo del carburante da parte del Governo in queste ultime due settimane ha avuto una sola parola d’ordine: confusione. Un caos soprattutto di comunicazione che ha guastato non poco l’immagine di Giorgia Meloni e del suo esecutivo.Eppure sarebbe bastato poco. Sarebbe bastato a fine anno, approvata la maggioranza, spiegare bene ed in maniera chiara agli italiani che la coperta è corta, anzi, forse non è nemmeno una coperta quanto piuttosto un plaid da salotto (di quelli neanche troppo pesanti) e che si è preferito ridurre le bollette invece che mantenere bassa la benzina per una questione di «giustizia sociale» come ha spiegato il premier: «Con il taglio delle bollette aiutiamo le classi più deboli mentre la riduzione delle accise avrebbe riguardato indistintamente tutti, benestanti compresi…».

Il secondo errore poi è arrivato quando è scoppiata la bolla, anzi, la bomba. L’opposizione ha fatto il suo, sbattendo in faccia alla Meloni i video di tre anni fa in cui prometteva il taglio delle accise e riprendendo parte del programma elettorale di Fratelli d’Italia, dove, anche sui, si parlava di quei centesimi tanto preziosi e tanto odiati dagli italiani che sarebbero stati ridotti. Ecco, dire «da allora il mondo è cambiato» non è proprio il massimo della spiegazione, soprattutto se a questa frase non si aggiunge nulla.

Ed invece è qui che gli italiani aspettavano l’esecutivo dietro l’angolo. Sarebbe bastato dire, in più: «ma appena avremo possibilità promettiamo che questa questione diventerà la nuova priorità dell’esecutivo, ed interverremo» e molte delle polemiche si sarebbero subito spente. Invece per i primi giorni si è fatto altro, persino cercato i colpevoli altrove (speculazione, benzinai) che ovviamente non hanno gradito. Anche perché se Palazzo Chigi parla di speculazione e poi il suo Ministro dell’Energia dice, dati alla mano, che gli aumenti sono stati nel limite della ragionevolezza è proprio un tirarsi la zappa sui piedi da soli…

Così prima Giorgetti ha cominciato a dire che «interverremo quando avremo le risorse», poi oggi l’incontro con i benzinai, le mezze scuse, e l’accordo per un dialogo costruttivo.Ora il Governo, su questo, ha le spalle al muro. Inutile dire che l’opposizione interna (Lega e FI, forse l’unica opposizione visto il momento del Pd e della sinistra) spinge per interventi rapidi.

Sappiano al Governo che nessuno chiede nell’immediato di ripristinare lo sconto di 18 centesimi/litro che costavano un mld di euro al mese. Diciamo che saremmo tutti contenti di arrivare a metà strada (diciamo, 9 centesimi per mezzo miliardo) questi sicuramente più facili da recuperare da extra gettito Iva e limando altre spese o iniziative meno necessarie sul breve termine.Questo basterebbe come segno evidente di presa di coscienza del problema e darebbe l’immagine di un esecutivo presente ed attivo. Quello che alla fine tutti vorremmo: un Governo del «fare», come tante volte si dice in campagna elettorale. Ricordando che gli occhi degli italiani oggi, più che mai, sono fissi sui panneli dei vari distributori

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