Il legionario, seconde generazioni oltre gli stereotipi

(ANSA) – ROMA, 06 AGO – Un ‘celerino’ “figlio di immigrati
africani, nato e cresciuto a Roma, che scopre di dover andare a
fare lo sgombero nel palazzo occupato dove ancora vivono sua
madre e mio fratello”. E’ l’immagine, spiega all’ANSA il giovane
regista Hleb Papou, dal quale è partito nel 2016 per il suo
corto, Il legionario, presentato nel 2017 dalla Settimana della
critica alla Mostra del Cinema di Venezia. Una storia che il
cineasta ha sviluppato e arricchito nell’omonimo film d’esordio,
prodotto da Clemart con Mact Productions e in collaborazione
con Rai Cinema, distribuito da Fandango, che debutta nella
sezione Cineasti del Presente al Locarno Film Festival.
    Papou, classe 1991, bielorusso, naturalizzato italiano (“sono
cresciuto a Lecco e da dopo il liceo vivo a Roma”), laureato al
Dams e diplomato al Centro Sperimentale, è ripartito da Il
Legionario per l’opera prima motivato da “una questione
d’attualità. E’ il momento di raccontare il qui e ora, anche per
quanto riguarda gli italiani di seconde generazioni, andando
oltre gli stereotipi. L’Italia dei nostri giorni non è più lo
stesso Paese di 50 anni fa, anche se molti ancora sembrano non
capirlo”. Il film ha al centro Daniel (il bravissimo Germano
Gentile, già protagonista del corto) giovane e preparato agente
nella Capitale del Primo Reparto Mobile della Polizia, dove prevale il cameratismo, sotto la guida del caposquadra Aquila
(Marco Falaguasta). Il protagonista, che sta aspettando un
bambino con la compagna Trisha (Giorgia De Andreis) è però
diviso tra il dovere e la necessità di proteggere il fratello
Patrick (Maurizio Bousso) e la madre Felicité (Felicité Mbezelé)
che ancora vivono nel palazzo occupato dove anche lui è
cresciuto. In dei cameo ci sono anche Sabina Guzzanti e il
cantautore Ivan Talarico. “Con gli altri sceneggiatori, abbiamo
voluto evitare il buonismo e la propaganda. Cerchiamo di rendere
i personaggi vivi, sia in positivo che in negativo” spiega
Papou. Si è girato in un vero palazzo occupato a Roma, quello a
via Santa Croce in Gerusalemme: “Abbiamo fatto molte ricerche e
io ho pure vissuto per un periodo nel palazzo, volevamo essere
il più onesti possibile”. (ANSA).
   

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