domenica, 24 Novembre 2024
Il Matic Report al Parlamento UE: un coacervo di falsità e di contraddizioni
Nei prossimi giorni il Parlamento europeo è chiamato a votare sul progetto di relazione di Predrag Fred Matić, un politico croato di centro-sinistra, “Sulla situazione della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nell’UE, nel quadro della salute delle donne”. Le 14 pagine del testo sono facilmente reperibili sul sito del Parlamento Europeo.
In premessa, bisogna notare che i temi in questione esulano dalle competenze dell’UE e rientrano, in base al principio di sussidiarietà, nella sovranità dei singoli Stati membri. In base alle regole, quindi, il rapporto non dovrebbe essere neanche discusso. Però, capita spesso che le norme valgano solo per alcuni e non per tutti (come ai tempi dello Stato assoluto). Ci sia consentito, almeno, rilevare qualche considerazione critica, relativa ai contenuti del documento in questione.
Un testo ideologico, smaccatamente di parte
È evidente dalla bibliografia citata che gli spunti e i dati considerati per stendere il rapporto sono solo ed esclusivamente di abortisti convinti: la Guttmacher – Lancet Commission, l’Organizzazione mondiale della sanità, le agenzie Onu come l’Unfpa, e l’Open Democracy (non poteva mancare George Soros!). Si citano norme di diritto internazionale e europeo senza tener conto che non c’è in alcuna di esse una esplicita protezione del “diritto all’aborto” o un corrispondente obbligo per gli Stati. Ciò vale in particolare per il Patto internazionale sui diritti civili e politici [ICCPR], per il Patto internazionale sui diritti economici, culturali e sociali [ICESCR], per la Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le donne [CEDAW] e per la Convenzione europea sui diritti dell’uomo [CEDU]. Né si tiene conto della decisione della Corte di giustizia dell’UE che ha riconosciuto la dignità umana degli embrioni (Judgment in case Oliver Brüstle v. Greenpeace e.V. / Embryo research, 2011).
È la solita arroganza dei portatori di un’ideologia illiberale: i sacerdoti dei dogmi del pensiero unico dominante. A loro il contraddittorio non interessa. Non si può ragionare con loro sui dati reali che essi non considerano: «Tanto peggio per i fatti (se non concordano con le teorie)» diceva un filosofo tedesco. E per evitare ogni possibile confronto i maestri della “cancel culture” cancellano radicalmente e definitivamente chi osa proporlo. Se qualcuno insiste a voler far sentire la sua opinione viene sistematicamente demonizzato, calunniato e privato del diritto di parola, in nome della (loro) libertà e della (loro) democrazia.
In questo caso, l’ideologia abortista che permea il rapporto Matic, che non tiene in conto (cancella) l’umanità del figlio che è nel grembo della madre e gli effetti deleteri dell’aborto sulla salute fisica e psichica delle donne. Su questo ci sono dati, c’è letteratura, non si tratta di opinioni: ma il tutto viene semplicemente ignorato. Ancora una volta, assistiamo alla palese contraddizione di chi mente – sapendo di mentire – e predica d’avere a cuore la salute delle donne promuovendo l’aborto, la contraccezione e la cosiddetta Educazione sessuale globale (Comprehensive Sexual Education, CSE, alias sessualizzazione precoce dei bambini all’insegna dell’ideologia gender), ignorandone sfacciatamente gli effetti collaterali che si manifestano ormai da decenni, proprio sulla pelle delle donne e dei bambini.
In nome dell’ideologia il rapporto sostiene addirittura che le preoccupazioni per il declino demografico (tragico) cui stiamo assistendo non devono essere addotte come motivo per scalfire la massima libertà di aborto (a richiesta e senza limiti).
Gli stessi dati dell’Oms vengono letti in modo strabico e ideologico: si stigmatizza la Polonia perché ha una legge sull’aborto molto restrittiva, ma si ignora il fatto (dato Oms, ripeto) che la mortalità materna in quel Paese è la più bassa del mondo. Eguagliata da alcuni Paesi europei, ma molto più bassa di Usa e Canada dove l’aborto è già da decenni libero, a richiesta, e praticamente senza limiti. Matic sostiene che le donne abortiscono comunque: se l’aborto è legale lo fanno in sicurezza, se non è legale lo fanno clandestinamente rischiando la vita. Se questo fosse vero, dovremmo fare i complimenti alle mammane polacche.
Contraddizioni e falsità riguardano anche l’obiezione di coscienza che – secondo Matic, in barba al diritto di libertà di coscienza protetto dall’art. 10.1 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – andrebbe vietata, perché nei Paesi come l’Italia dov’è garantita sarebbe un grosso ostacolo all’accesso all’aborto. Qui da noi, i dati prodotti dallo stesso Ministero della salute, dimostrano inoppugnabilmente che non è vero. E se qualche donna dovesse incontrare difficoltà di accesso all’aborto, la cosa va ricondotta alla “normale” cattiva organizzazione della nostra sanità, per cui il comune cittadino fatica ad avere dal Ssn un appuntamento in tempi congrui per sottoporsi a una risonanza magnetica, a una Tac o a una particolare visita specialistica.
Una visione strabica e ideologica dei “diritti umani”
Contra facta non valent argumenta, dicevano gli antichi. Ma per Matic e compagnia, come dicevamo, i fatti sono del tutto irrilevanti. Come sono del tutto irrilevanti, nel rapporto, le nozioni di legge naturale e di diritti umani.
Si annovera arbitrariamente tra essi il diritto all’aborto e i diritti “sessuali e riproduttivi”.
Il rapporto, così, ignora il concetto di legge naturale (che non è la legge della natura, degli istinti, che abbiamo in comune con gli animali, attenzione!) e stravolge quello di “diritti umani”, i cd. «diritti inviolabili dell’uomo», che l’art. 2 della nostra Costituzione «riconosce» preesistenti allo Stato e di conseguenza si impegna a garantire.
I diritti umani sono protetti dalla legge naturale. Non sono creati e declinati dai legislatori. Né dallo Stato, né, tantomeno, dagli organismi internazionali. Quello che i legislatori “umani” scrivono nelle leggi e nei trattati è legge “positiva”, cioè “posta” da chi ha il potere. La legge positiva, in quanto umana, può essere fatta e disfatta, può essere giusta o ingiusta. Il metro di giudizio è proprio la legge naturale, immutabile, scritta nella natura umana fin dalle origini della specie, superiore persino alle norme religiose.
C’è il diritto alla vita, tra i diritti umani. C’è il diritto a veder riconosciuta la pari dignità di ogni essere umano, tra i diritti inviolabili. Poi, la legge umana positiva trova sempre modo e maniera per derogare a certi principi: la Costituzione americana del 1776, un modello di liberalismo, ha convissuto per circa un secolo con lo schiavismo e la negazione della capacità giuridica alle persone di colore.
Allo stesso modo, oggi molti legislatori non riconoscono il diritto alla vita del figlio nel grembo: come ogni legge che cozza con la legge naturale, la 194 del ’78 è palesemente una legge ingiusta, cioè – diceva Cicerone – è una “non legge” a cui si ha il diritto di disobbedire. Anzi, come dissero agli ufficiali nazisti i giudici di Norimberga: si ha il dovere di disobbedire alle leggi ingiuste. Quindi, la tanto vituperata obiezione di coscienza non è solo un diritto, ma è anche un dovere.
Il pensiero unico dominante, però, da decenni, è infarcito di positivismo giuridico: buona parte della dottrina e della giurisprudenza nega persino l’esistenza della legge naturale (o la confonde con la legge della jungla). Perché? Perché lo Stato “democratico” ormai si arroga il diritto di stabilire con legge ciò che è giusto e ciò che non lo è, ciò che è bene e ciò che è male. Non vuole accettare il limite che gli pone la legge naturale, che sta anche al di sopra della Costituzione (come si evince dallo stesso art. 2 citato). Questa specie di hybris è il fondamento dello “Stato etico”, lo Stato che pretende di mettersi al posto di Dio. Lo Stato che è “tutto”. Lo Stato, dunque, totalitario.
La non obbligatorietà degli atti del Parlamento europeo
Chissà se tra i parlamentari europei ci sono autentici paladini della vera libertà e della vera democrazia; vedremo quanti sono interessati davvero alla salute delle donne: vedremo quanti e soprattutto chi avrà votato contro il rapporto Matic.
E se per disgrazia fossero pochi quelli davvero liberi dall’ideologia e dal preconcetto, comunque sarà bene aver chiaro che gli atti del Parlamento europeo sono “soft laws”, leggi per modo di dire, perché non dotate di obbligatorietà. Quindi prepariamoci a controbattere per le rime ai nostri Speranza & c. che volessero facilitare e banalizzare ulteriormente il massacro di donne e bambini già in atto da più di 40 anni con la scusa che “ce lo chiede l’Europa”.