martedì, 26 Novembre 2024
Il Pakistan apre al terrorismo islamico
Lo scorso mese di novembre nel silenzio della comunità internazionale il Governo del Pakistan ha ritirato la messa al bando del gruppo islamista violento Tehreek-e-Labaik Pakistan (TLP) e ha anche rilasciato il suo leader Saad Rizvi, oltre a centinaia di membri del TLP con lui accusati di terrorismo, in carcere dall’aprile scorso. Non era la prima volta che il TLP veniva accusato di tali brutalità visto che polizia di Stato afferma che solo nel 2021 i sostenitori del TLP hanno ucciso 10 poliziotti e torturato e feriti almeno altri 1.300.
All’epoca dei disordini il gruppo aveva bloccato le principali strade della capitale Islamabad durante una protesta di piazza contro le autorità pakistane colpevoli, a loro avviso, di non fare abbastanza contro la Francia, in merito alle vignette satiriche di Charlie Hebdo e in generale contro la blasfemia, un tema profondamente emotivo sul quale il TLP ha costruito la sua narrativa nella quale l’onore del profeta Maometto è essenziale e che per questo ha trovato sostegno tra le sette musulmane in tutto il mondo. Il gruppo è stato fondato da Khadim Hussain Rizviuno dei più pericolosi predicatori del mondo nel 2015 che fin dall’inizio ha puntato tutto sulla blasfemia e sulle proteste di piazza. Khadim Hussain Rizvi che è morto a causa di complicazioni dopo essere stato contagiato dalla Sars-Cov 2 nel novembre 2020 mentre guidava una protesta antifrancese è stato sostituito dal figlio Saad Rizvi, che ha ribadito le richieste del gruppo ovvero che il Pakistan tronchi tutti i legami con la Francia.
Se all’epoca delle proteste di piazza il Governo aveva usato il pugno di ferro arrestando gli islamisti del TLP a distanza di qualche mese l’esecutivo ha completamente ribaltato la sua decisione tanto che il Tehreek-e-Labaik Pakistan può di nuovo operare alla luce del sole. Il Governo di Islamabad ha affermato di aver revocato la messa al bando del TLP ‹‹per evitare il confronto con le persone che si definiscono amanti del Profeta dell’Islam›› ma secondo alcuni media dietro la decisione ci sarebbe la mano del Capo di Stato maggiore dell’esercito generale Qamar Javed Bajwa da sempre al centro di intrighi e lotte di potere.
Il tema della blasfemia incendia gli animi in tutto il Pakistan dove si può essere condannati a morte (quasi sempre con accuse inventate), e dove i cristiani sono i bersagli particolari di questa vera caccia all’uomo anche grazie all’attivismo del Primo ministro pakistano,l’ex campione di cricket, Imran Khan un tempo re delle notti londinesi oggi pio musulmano che è in prima linea affinché ‹‹la blasfemia e qualsiasi offesa all’Islam›› diventino una priorità della comunità internazionale.
Lunedì scorso una folla musulmana ha bruciato quattro posti di polizia durante la notte nel nord-ovest del Pakistan dopo che gli agenti si sono rifiutati di consegnare un uomo mentalmente instabile accusato senza alcuna prova di dissacrare il libro sacro dell’Islam: il Corano. Nessun ufficiale è rimasto ferito negli attacchi, che hanno costretto la polizia a convocare le truppe per ristabilire l’ordine a Charsadda, un distretto nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa.
Sempre in Pakistan. Questa volta nella provincia orientale del Punjab, un cittadino dello Sri Lanka identificato come Priyantha Kumara che lavorava come dirigente in una fabbrica di articoli sportivi, è stato linciato qualche giorno fa da una massa di operai musulmani. Per i lavoratori della fabbrica l’uomo ‹‹aveva fatto togliere un manifesto con scritto il nome di Maometto›› e per questo motivo l’hanno pestato a morte all’interno dello stabilimento, mentre gli “spettatori” intonavano gli slogan del movimento islamico Tehreek-e-Labaik Pakistan. Il TLP ha finora giocato con successo sulla questione dell’onore del profeta Maometto, l’ideologia centrale della setta islamica Barelvi fondata nel 1904 da Ahmed Raza Khan Barelvi nella città di Bareli in India da cui prende il nome e che è una corrente dell’Islam sunnita e che è presente principalmente nell’Asia meridionale con quasi 200 milioni di seguaci (un terzo dei musulmani nel subcontinente), la maggioranza dei quali vive in Pakistan con il 60% dei fedeli. I gruppi per i diritti umani affermano che le accuse di blasfemia in Pakistan sono state spesso utilizzate per intimidire le minoranze religiose e regolare i conti personali come sembra anche in questo ultimo caso. Il Ministro dell’Informazione Fawad Chaudhry ha affermato che i recenti sviluppi hanno mostrato che la più grande minaccia per il Pakistan che è una potenza nucleare non è l’India, ma l’estremismo all’interno del Paese: ‹‹Il modo in cui lo Stato ha dovuto fare marcia indietro nel caso del TLP, simboleggia che la bomba dell’estremismo sta ticchettando›› e questo tintinnio dovremmo sentirlo anche noi.