venerdì, 15 Novembre 2024
Il perfetto uso della «metacomunicazione» di Zelensky
In Ucraina si è combattuto anche nel 60° giorno di guerra, una giornata che coincideva con la Pasqua ortodossa e che in molti speravano potesse essere l’occasione per una tregua. Così non è stato, nemmeno a Mariupol, dove vengono alla luce nuove fosse comuni e dove -secondo le autorità ucraine- i civili uccisi dall’esercito russo potrebbero essere 28mila. Volodymyr Zelensky ha incontrato i giornalisti lo scorso 23 aprile all’interno della metropolitana di Kiev, ai quali ha ribadito il fatto di «non temere la morte» e di «non avere il diritto di avere paura». Il Presidente ucraino ha rinnovato la sua disponibilità ad incontrare Vladimir Putin «per mettere fine alla guerra ma prima devono tacere le armi» e ha aggiunto che «non mi muoverò da Kiev fino a quando non finirà la guerra». Zelensky ha aperto ancora alla possibilità che si possa trovare una soluzione diplomatica al conflitto: «Vorrei mettere fine alla guerra, c’è la via diplomatica e la via militare e una persona sana di mente sceglie quella diplomatica» -aggiungendo- «questa guerra può essere fermata solo da chi l’ha iniziata». L’incontro con i giornalisti è arrivato alla vigilia dell’annunciata ma visita a Kiev del segretario di Stato e ministro della Difesa americani, Antony Blinken e Lloyd Austin. Confermata invece la visita di giovedì prossimo a Kiev del segretario generale della Nazioni Unite, Antonio Guterres, che lunedì 24 aprile sarà ad Ankara e il giorno successivo a Mosca.
Abbiamo chiesto alla dottoressa Cristina Brasi, Psicologa criminologa ed Analista comportamentale, di analizzare la conferenza stampa Volodymyr Zelensky:
Nel video di Zelensky notiamo un totale cambio di registro comunicativo. In primo luogo, vi è una modifica del setting, una sala conferenze è lo scenario del video, un ambiente dove l’intento di comunicazione collaborativa è reso esplicito. Sullo sfondo è proiettata l’immagine della bandiera ucraina sventolante con lo stemma del tridente ucraino (Tryzub), l’antico stemma dei principi Rus’ di Kiev, icona vietata per gran parte del periodo di dominazione sovietica in quanto rappresentazione del nazionalismo ucraino. L’abbigliamento è cambiato, non indossa più una maglietta militare a maniche corte con impresso il logo dell’esercito ucraino, che rendeva visibili le braccia forti, ma una giacca tattica in pile con la bandiera omerale. Anche le inquadrature e la postura sono modificate, Zelensky non è più dietro a una scrivania, ma informalmente seduto su una sedia da ufficio volto al pubblico senza nessun ostacolo ad interporsi. Le mani sono morbidamente incrociate con la fede ben in vista. Coglie l’occasione della Pasqua ortodossa per parlare al popolo. È molto interessante il fatto che non nomini mai la parola religione, ma, al posto di essa, utilizzi la dicitura ‘elementi della cultura nazionale’. Più volte ripete che ‘questa è la guerra della vita contro la morte’, rimarcando implicitamente il concetto di resurrezione. Anche il modo in cui viene spronata la popolazione a resistere è modificato, a differenza di prima non chiama in causa la popolazione con intenti di lotta, ma come un richiamo a sostegno delle forze armate. Lo stile comunicativo implica quella che viene definita come metacomunicazione. La metacomunicazione è un livello di comunicazione più pregnante, in grado di svuotarne i contenuti in quanto cornice di riferimento. Metacomunicare adeguatamente rappresenta la possibilità di porre rimedio a disagi comunicativi per mezzo del non verbale avendo l’effetto di rinforzo del contenuto linguistico. L’abilità di mettere in dialogo questi due livelli sinergici porta ad avere, come risultanza, una comunicazione efficace in grado di spostare il focus dal contenuto alla relazione. La metacomunicazione è essenziale nelle situazioni conflittuali quando diventa necessario arginare la conflittualità.