domenica, 24 Novembre 2024
Il prof-youtuber, ‘disertare, non codardia ma coraggio’
(di Chiara Venuto) La disperazione di un conflitto a cui
tantissimi sono stati costretti a partecipare, prelevati dalle
campagne di tutta Italia per sostituire le zappe con i fucili.
Il dramma del non voler più tornare al fronte, dopo averne
scoperto l’orrore. La ricerca di una via di fuga, a costo di
rischiare di essere fucilati. E, poi, l’ulteriore beffa:
l’epidemia di influenza spagnola. Questa è la Grande Guerra che
ha scelto di raccontare Gianni Amelio in ‘Campo di battaglia’,
il suo ultimo film presentato in concorso alla Mostra del Cinema
di Venezia e arrivato in sala il 5 settembre con 01
Distribution.
“Il cinema italiano torna a parlare quell’orrore, quella
tragedia”, racconta all’ANSA lo youtuber e professore di Storia
e Filosofia Matteo Saudino, che da tempo si occupa di
divulgazione attraverso il suo canale BarbaSophia. “Lo fa in un
mondo che ha riscoperto la guerra in Europa, in Ucraina, che
rivive quella in Medio Oriente – riflette – si torna a parlare
di guerra e si torna a parlare di disobbedire ad essa”.
E in effetti è proprio su questo tema, sulle sue
contraddizioni, che si sviluppa la trama del film, interpretato
da Alessandro Borghi, Gabriel Montesi e Federica Rossellini. Due
medici, due amici, due idee opposte del giuramento d’Ippocrate e
lo stesso campo di battaglia: la linea del fronte nella prima
guerra mondiale. Tra i due un’infermiera cui i pregiudizi del
tempo impediscono di fare il medico e l’ombra minacciosa
dell’epidemia di Spagnola.
Attraverso il racconto delle automutilazioni dei soldati,
emerge “un fenomeno particolarmente atroce, terribile” che ben
rappresenta la condizione di chi è chiamato a combattere senza
volerlo e farebbe di tutto per “fuggire all’orrore della
trincea”, ricorda il prof-youtuber.
Il forte desiderio di scappare dal conflitto era emerso “già
nei primi mesi della prima guerra mondiale – spiega Saudino –
quando soldati tedeschi, inglesi e francesi smisero di
combattersi e decisero di fare una tregua di Natale. Poi ci
furono altre tregue, partite a carte e di calcio al fronte, fino
ad arrivare alle diserzioni di massa del 1917, l’anno di svolta
della Grande Guerra”.
Da qui, poi, un altro grande dramma. “Quello delle
decimazioni – afferma il docente – i comandi militari e governi
decidono di processare in modo sommario i soldati”, come
avvertimento per chi voleva andarsene. Un modo per punire la
codardia – prosegue – ma non è codardia, in realtà, anzi è
coraggio: coraggio di dire di no a una macchina mortale e
disumana, quella della guerra”. La forza di disertare “è una
forza anche morale, etica”, dice con forza Saudino. Nonostante
la punizione del potere, che non può mai permettersi che atti
del genere dilaghino, perché, conclude, “quella disobbedienza,
se diventa contagiosa, rovescia la macchina della guerra contro
chi quella guerra l’ha voluta”.
Campo di Battaglia è una produzione Kavac Film, IBC Movie,
One Art con Rai Cinema con la collaborazione di Regione
Friuli-Venezia Giulia, Friuli-Venezia Giulia Film Commission e
in collaborazione con Trentino Film Commission.
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