Il rischio suicidio legato alle strutture del cervello

(ANSA) – SYDNEY, 19 OTT – Uno studio internazionale ha
stabilito un legame fra le strutture del cervello e il rischio
che le persone che soffrono di depressione tentino di togliersi
la vita. Un risultato che apre la strada a nuovi trattamenti per
prevenire i suicidi. Nella ricerca guidata dal Queensland
Institute of Medical Research, sono stati studiati i cervelli di
quasi 19 mila persone: di cui 694 avevano tentato il suicidio e
oltre 6000 soffrivano di depressione e non avevano tentato di
togliersi la vita. Nello studio di neuroimmagine finora più
ampio e comprensivo del comportamento suicidario, hanno quindi
confrontato i risultati con quelli dei partecipanti che non
avevano mai avuto problemi di salute mentale.
    Nei soggetti che avevano tentato il suicidio, tre regioni
del cervello erano più piccole: il talamo che connette i
circuiti cerebrali, il pallidum che è associato con
l’elaborazione dei segnali sensoriali e delle emozioni, e il
lobo parietale inferiore sinistro. Non vi erano invece
differenze nella grandezza di tali aree negli altri due gruppi
che non avevano precedenti di tentato suicidio. “La differenza
più significativa è nelle dimensioni del talamo, uno dei centri
di elaborazione dei segnali sensori che storicamente è
considerato un via d’accesso passiva nel cervello”, scrive il
ricercatore capo Miguel Renteria sul sito dell’Istituto. “La
nostra ricerca – sottolinea – fornisce una migliore comprensione
della base biologica del comportamento suicidario. E’ un
importante primo passo verso lo sviluppo di strategie di
prevenzione, di intervento e quindi di trattamento, più efficaci
e mirate”. I risultati aprono la strada allo sviluppo di nuove
terapie. Trattamenti di stimolazione cerebrale sono già
utilizzati per trattare la depressione, e una volta identificate
le sezioni del cervello coinvolte in un più alto rischio di
suicidio, si potranno stimolare quelle parti per diminuire il
rischio, osserva lo studioso. (ANSA).
   

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