Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, la recensione del finale

Tutto comincia da qui. Ci sono voluti otto episodi per arrivare al dunque della faccenda – un tempo indubbiamente lungo e che ha diviso, tra chi ha apprezzato e chi ha denunciato il ritmo lento della serie – ma ora Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è entrata nel vivo e rilancia verso una seconda stagione che dovrebbe mettere molta più carne al fuoco.

L’episodio prende il via da una rivelazione potenzialmente devastante, e prosegue chiudendo molte trame lasciate in sospeso e aprendone altre, come è giusto che sia. Gli unici personaggi non serviti in questo finale sono i nani, che indubbiamente rivedremo nella stagione 2 alle prese con quel fastidioso Balrog risvegliato nello scorso episodio. C’è spazio per un’altra grossa rivelazione, quella sull’identità di un certo personaggio, e per la fine dell’episodio i lettori di Tolkien e i fan della trilogia di Peter Jackson si ritroveranno finalmente in un mondo molto più famigliare rispetto a quanto visto finora. Dire di più sarebbe spoiler, e per questo vi rimandiamo alla seconda sezione di questa recensione, nella quale affronteremo gli eventi dell’episodio, “Alloyed”, in dettaglio.

Per ora basti dire questo: nel finale di stagione succedono un sacco di cose. Il passo “rilassato” de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere era diventato un po’ una barzelletta in queste settimane, e persino chi scrive, nonostante abbia apprezzato la serie, deve riconoscere che in certi casi si è un po’ dovuta trascinare tra episodi di raccordo con ben poco da raccontare. Forse, anziché otto, gli episodio avrebbero potuto essere sei, con meno tempi morti. Un problema che forse ci siamo lasciati alle spalle ora, dato che di cose da raccontare “Alloyed” ne ha avute parecchie. Ma non aspettatevi altre battaglie campali: quelle le abbiamo già viste, mentre la minaccia vera de Il Signore degli Anelli è un Male più insidioso e strisciante, che trama nell’ombra e inganna per ottenere ciò che vuole.

Sarà interessante vedere, ora, come la produzione si adatterà alle nuove location nel Regno Unito senza tradire l’aspetto visivo dell’opera. Certo, di CGI qui ce n’è tanta e i green screen abbondano, ma gli scenari naturali della Nuova Zelanda sono sempre spettacolari e, soprattutto, ormai sono un tutt’uno con la Terra di Mezzo. Tornare al Regno Unito significa tornare alle terre che Tolkien immaginava quando scriveva le sue opere, e questo è un punto affascinante. Staremo a vedere.

E ora, gli SPOILER…

“Un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli”, canta Fiona Apple nel brano che scorre sui titoli di coda del finale. Parole riprese alla lettera dal testo di Tolkien e impresse sull’Unico Anello, quello con cui Sauron domina tutti gli altri Anelli del Potere. L’Unico Anello non si è ancora visto – è troppo presto – ma gli Anelli del Potere e Sauron, finalmente, sì.

Sono state due le rivelazioni chiave di questo episodio, un po’ telefonate per chi aveva seguito gli indizi o letto le varie teorie online: da un lato, sì, lo Straniero incontrato dai Pelopiedi è un Istar, uno stregone, e forse è proprio QUELLO stregone, Gandalf, anche se il suo nome non ci viene rivelato. Magari gli showrunner John D. Payne e Patrick McKay non volevano sconvolgere ulteriormente la fan-base tolkieniana (nei testi, Gandalf non arriva alla Terra di Mezzo prima della Terza Era, molto tempo dopo). O magari l’identità dello stregone sarà la grossa sorpresa della stagione 2: potrebbe non essere neppure Gandalf, ma Saruman, destinato a essere corrotto dal Male, anche se attualmente una forza del Bene. Magari è un personaggio simile ma inedito, per evitare incongruenze con il materiale d’origine.

Dall’altro, Halbrand ha rivelato di essere effettivamente Sauron redivivo. Anche qui, i lettori di Tolkien, persino quelli arrivati al finale senza aver subodorato il colpo di scena, lo hanno probabilmente capito da subito, quando Halbrand ha avvicinato l’elfo fabbro Celebrimbor, consigliandogli di realizzare una lega con il poco Mithril a disposizione per forgiare dei potenti artefatti, in grado di restituire agli elfi la vita eterna. La serie qui ha seguito la mitologia di Tolkien piuttosto fedelmente: Celebrimbor è stato manipolato con l’inganno, ma alla fine ha forgiato i Tre Anelli degli elfi senza il diretto coinvolgimento di Sauron, nel frattempo fuggito dopo essere stato scoperto da Galadriel. Questi anelli, dei quali uno andrà a Galadriel, uno a Gil-Galad e uno a Elrond, restano comunque sotto l’influenza dell’Unico Anello. Nel finale, quando Sauron/Halbrand raggiunge il Monte Fato, la promessa è ovvia: nella stagione 2 lo vedremo forgiare l’anello e la sua ombra inizierà ad allungarsi sulla Terra di Mezzo.

Tra le questioni rimaste in sospeso: il fato di Isildur, creduto morto dopo la battaglia contro Adar. Sappiamo che il figlio di Elendil è vivo, perché è destinato a diventare re e a privare Sauron del suo anello. Illustri assenti anche Arondir e Bronwyn, determinati a trovare una nuova patria per la gente “sfrattata” da Mordor. E poi c’è Eärien, la sorella di Isildur, che ha scoperto il Palantír nella dimora del re; quel che ne farà è tutto da vedere.

Alla fine, Nori e lo Straniero sono partiti verso Est, alla ricerca di risposte. Là, nella terra di Rhun, l’Istar potrebbe scoprire qualcosa di più sulla sua identità e il suo scopo nella Terra di Mezzo. Possiamo intuire entrambi, ma magari Payne e McKay ci riserveranno qualche sorpresa.

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere si conclude (per ora) dandoci tutto quello che volevamo sin dall’inizio, e promettendo una seconda stagione molto più incalzante. Speriamo che la promessa venga mantenuta.

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