venerdì, 15 Novembre 2024
Il termovalorizzatore di Roma brucia l’ennesima bandiera del M5S
Bisogna essere onesti. Scrivere un articolo ogni volta o per ogni cosa su cui il Movimento 5 Stelle ha rinnegato se stesso rischia di diventare un triste «copia-incolla». D’altronde: la Tap, l’alleanza di governo con la Lega, poi con il Pd, il secondo ed il terzo mandato, l’Alta Velocità, i Gilet Gialli, Mosca, la Piattaforma Rousseau, etc etc etc.
Ma oggi che Roma annuncia, finalmente, la costruzione di un proprio termovalorizzatore, il primo della sua storia, che dal 2025 dovrebbe risolvere il cronico problema della gestione dei rifiuti nella capitale per i grillini cade un altro tabù.
Inutile dire che al solo sentire la parola ”termovalorizzatore“ il grillino della prima ora ha da sempre un sussulto, una sorte di intolleranza fisica. “Mai, mai e poi mai” è la risposta che per un decennio i leader del Movimento hanno dato davanti ad una qualsiasi richiesta di costruzione di un nuovo impianto di smaltimento dei rifiuti. mai e poi mai diceva anche Virginia Raggi dal suo scranno più alto di Roma davanti ad un’ipotesi del genere. Impianti che venivano raccontati come pericolosi, dannosi per l’ambiente e per la salute. Ma intanto la monnezza a Roma si moltiplicava, per la gioia dei cinghiali.
La scelta di Gualtieri è l’ennesima spallata alla credibilità grillina, ormai ridotta ai minimi termini.
Ricordiamo infatti che un anno fa al ballottaggio delle comunali contro il candidato di centrodestra il leader grillino e molti dei suoi hanno dato il loro appoggio e voto a Gualtieri, che tra l’altro era ministro dell’Economia del governo Conte bis. Persona rispettata, rispettabile, un amico. Fino a ieri.
In Campidoglio la situazione è esplosiva: la sinistra ed i grillini sono contro il sindaco per questa scelta (intelligente e coraggiosa) ma alla fine non cambierà nulla: il termovalorizzatore si farà.
Il Movimento 5 Stelle oggi non ha la forza politica per fare la guerra a nessuno, tantomeno al Pd. L’alleanza con il partito del Nazareno è l’unico modo per il partito fondato da Grillo e Casaleggio con ben altri programmi, di restare in vita, di avere una qualche autorità e forza politica. Ma, passo dopo passo, anche Letta sta togliendo la terra sotto i piedi a Conte e l’alleanza sta diventando un cappio sempre più stretto attorno al collo del fu partito del Vaffa che rischia, andasse da solo, di ritrovarsi un una misera ed impotente opposizione.
Tutto questo in una giornata nera per Conte, che in qualità di ex premier, è stato travolto dalle inchieste sulla questione dei servizi segreti per il Russiagate, dalla famosa spedizione russa ai tempi del Covid, infarcita di militari e che in serata ospite di un programma tv esibiva tutto il suo imbarazzo cercando di non rispondere alla semplice domanda sul voto in Francia: “Macron o Le Pen?”.
Il Covid e la guerra hanno insegnato una cosa a tutti noi: in politica servono competenza e coraggio. Chi non ne ha è destinato alla scomparsa.