Il vero pericolo per il Papa, cos’è la sepsi

Il quadro clinico del Pontefice mostra segnali di miglioramento, ma il vero rischio è che possa determinarsi una condizione di sepsi, come hanno evidenziato i medici che hanno in cura Papa Francesco al Policlinico Gemelli. Una condizione che, al momento, hanno precisato, non è presente.

    La sepsi, spiega l’Istituto superiore di sanità, è una rara complicazione di un’infezione, le cui conseguenze possono essere molto gravi e potenzialmente mortali. Consiste in una risposta infiammatoria eccessiva dell’organismo che danneggia tessuti e organi compromettendone il funzionamento. Le infezioni di origine batterica sono la causa più frequente di sepsi. In rari casi sono implicate infezioni causate da virus o funghi. Il primo passo verso lo sviluppo della sepsi è il passaggio nel sangue dei microrganismi che hanno causato l’infezione localizzata. Quando ciò avviene, l’infezione si diffonde a tutto l’organismo ed è detta generalizzata o sistemica. Il secondo passo è la comparsa di un’esagerata risposta infiammatoria estesa a tutto l’organismo che causa danni a organi e tessuti.
    La sepsi può colpire chiunque abbia contratto un’infezione.

    Tuttavia, è più frequente in neonati, bambini, anziani e persone con malattie persistenti nel tempo (croniche) o altre condizioni mediche che indeboliscono il sistema immunitario. A causa del malfunzionamento degli organi vitali e il rischio di shock settico (crollo della pressione sanguigna a causa dell’insufficienza circolatoria) la sepsi può essere mortale.
    Tuttavia, se viene identificata e curata rapidamente, il recupero del malato può essere totale e privo di conseguenze a lungo termine.
    Dunque, ha chiarito il professor Sergio Alfieri, “il vero pericolo è che i germi al momento localizzati nei polmoni possano eventualmente passare nel sangue: in questo caso si determinerebbe una condizione di spesi, difficile da gestire.
    Oggi, va precisato, questa condizione non c’è”.

    Una situazione complessa in cui, hanno sottolineato i medici, “basta poco per creare uno squilibrio”, precisando che l’obiettivo è debellare la patologia acuta in atto, ovvero la polmonite bilaterale. Il Papa, tuttavia, è anche affetto da patologie croniche che, al contrario, non possono essere risolte. Si tratta di una condizione di bronchite asmatica e di bronchiectasia. La bronchite asmatica è una infiammazione dei bronchi, conseguente a un’infezione respiratoria da parte di batteri o virus. Provoca senso di costrizione al torace per le ridotte dimensioni delle vie aeree, con un aumento della frequenza respiratoria.
    La bronchiectasia è invece una patologia che determina una dilatazione irreversibile di una porzione dell’albero bronchiale dei polmoni. I sintomi includono tosse cronica e mancanza di respiro. Questa “anomala e permanente dilatazione dei bronchi – si spiega sul sito dell’Iss – induce una formazione cronica di variabili quantità di muco, frequentemente associata a una maggiore facilità a sviluppare infezioni polmonari”.
   

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