domenica, 24 Novembre 2024
I’m Still Here, una donna sola contro la dittatura brasiliana
Una grande donna sola
contro tutta la dittatura brasiliana interpretata da una grande
attrice. Si potrebbe sintetizzare così ‘I’m still here’ di
Walters Salles, film in concorso a Venezia ’81 con protagonista
assoluta Fernanda Torres nei panni di Eunice Pavia, madre di
cinque figlI, la cui vita venne sconvolta da un atto di violenza
arbitraria, il singolare arresto del marito, ex deputato, e poi
la sua successiva sparizione. Una pratica molto comune nel 1971, in un Brasile stretto
nella morsa della dittatura militare. Dopo un po’ verranno
prelevate anche lei e la figlia più grande che saranno torturate
e messe in prigione per cinque lunghi giorni. Una volta liberata
Eunice è costretta a reinventarsi, non ha più denaro, i conti
del marito sono bloccati. Così decide di ricominciare tutto da
capo trasferendosi a San Paolo dove torna ad insegnare.
Il film, tratto dal libro omonimo del deputato socialista
desaparecido Marcelo Rubens Paiva, poggia tutto sulle robuste
spalle dI Torres, sempre in primo piano e capacissima di rendere
bene l’angoscia claustrofobica e senza speranza e senza senso di
quello che questa donna sta vivendo.
“Quando ho letto per la prima volta il libro di Marcelo
Rubens Paiva, figlio di Eunice, mi sono commosso profondamente –
dice il regista oggi al Lido -. Per la prima volta, la storia
dei desaparecidos, le persone strappate alle loro vite dalla
dittatura brasiliana, veniva raccontata dalla prospettiva di chi
era rimasto. Nell’esperienza di una donna – Eunice Paiva, madre
di cinque figli – c’era sia la storia di come vivere una perdita
sia il segno della ferita lasciata a una nazione. È stata anche
una questione personale: conoscevo questa famiglia ed ero amico
dei bambini Paiva. La loro casa è rimasta impressa nella mia
memoria – sottolinea Salles (I diari della motocicletta) -. Nei
sette anni in cui abbiamo realizzato I’m Still Here, la vita in
Brasile si è pericolosamente avvicinata alla distopia degli anni
Settanta, il che ha reso ancora più urgente raccontare questa
storia”.
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