martedì, 1 Aprile 2025
InLife: Fontana, ‘Dobbiamo promuovere la salute cronica’

“Dobbiamo cambiare la
conversazione: non più trattare le malattie croniche, ma
promuovere la salute cronica”: è questo il principale messaggio
dell’intervento di Luigi Fontana, direttore scientifico del
Charles Perkins Centre Rpa Clinic e del programma Longevità sana
dell’Università di Sydney, che ha aperto la seconda giornata di
InLife ad Ascoli Piceno. Fontana ha sottolineato all’ANSA come
il modello attuale di assistenza sanitaria non sia più
sostenibile. “Oggi il 24% degli italiani ha più di 65 anni, ma
nel 2050 saranno il 34,4% – ha ricordato lo scienziato – Di
questi, almeno il 90% ha una malattia cronica, mentre il 65%
soffre di due o più patologie. È evidente che il sistema
sanitario nazionale non può reggere questo peso”.
La soluzione? Prevenzione e stili di vita sani, perché “i
dati ci dicono che molte di queste patologie possono essere
evitate”, ha sottolineato il relatore presente a InLife il Forum
internazionale in corso ad Ascoli Piceno. Un suo studio condotto
in Australia ha dimostrato che “si può ridurre del 50%
l’ospedalizzazione in soli tre anni attraverso un modello di
medicina primaria basato sulla prevenzione. Ma per raggiungere
questo obiettivo – ha spiegato Fontana – è necessario un cambio
culturale profondo, che parta dall’educazione”. “Nelle scuole di
ogni grado – dalle primarie alle università, comprese quelle di
medicina – si dovrebbe insegnare come la nutrizione, l’attività
fisica, lo stress, la vita emotiva e spirituale, il sonno
impattano sui meccanismi dell’invecchiamento e sulla prevenzione
delle malattie”, ha aggiunto Fontana, per il quale queste
conoscenze dovrebbero avere la stessa dignità di materie come la
matematica o la grammatica. Oltre all’educazione, è cruciale
ripensare la medicina di base. “Oggi si va dal medico quando si
è malati, mentre bisognerebbe andarci per rimanere sani – ha
suggerito – Il medico dovrebbe intervenire prima che una
glicemia alterata diventi diabete, usando gli stili di vita per
riportare il paziente in salute e prevenire così l’accumulo di
danni che poi intasano gli ospedali”. Ma se tutti adottassero
uno stile di vita perfetto, quanto a lungo potremmo vivere?
Fontana distingue tra lifespan (durata della vita) e healthspan
(durata della vita in salute). “Abbiamo già raddoppiato la
speranza di vita, ma la qualità di vita non è migliorata di pari
passo – ha ricordato – Con l’obesità infantile al 50% nel Sud
Italia, stiamo addirittura facendo passi indietro”.
Eppure, secondo il professore, la scienza dimostra che un
terzo dei centenari non sviluppa alcuna malattia cronica prima
dei 100 anni. “Questo significa che, biologicamente, è possibile
invecchiare restando in salute”, ha evidenziato. I vantaggi
sarebbero enormi, anche dal punto di vista economico. “Se
riuscissimo a prevenire le malattie croniche, potremmo
risparmiare miliardi di euro da reinvestire nel sociale, nella
cultura, nell’arte, nello sviluppo economico – ha sottolineato
il professore – Invece, continuiamo a spendere enormi risorse
per trattare patologie che potremmo evitare. È una follia”.
Fontana conclude con una certezza: “Oggi sappiamo, grazie a
studi pubblicati sulle migliori riviste scientifiche, che la
maggior parte delle malattie croniche sono prevenibili. Il
futuro della sanità deve essere la promozione della salute, non
solo la cura delle malattie”.
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