Italia, terra di spionaggio (dalla Russia e dalla Turchia)

Il capitano di fregata della marina militare italiana Walter Biot arrestato in un parcheggio di Roma insieme ad un ufficiale russo in servizio presso l’ambasciata russa in Italia lo scorso 30 marzo dai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (Ros) dopo essere stato fermato assieme ad un ufficiale delle forze armate russe, avrebbe venduto “documenti classificati” in cambio di cinquemila euro. A poche ore dai clamorosi arresti, Claudia Carbonara, moglie dell’ufficiale italiano, ha raccontato alla stampa di come il marito abbia venduto segreti militari a causa della difficile situazione finanziaria nella quale versava la famiglia.

La vicenda ha riacceso le polemiche sulle attività di spionaggio dei russi nei Paesi europei certificate non solo dagli episodi di cronaca ma anche dal servizio di sicurezza interna del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) che in un documento del settembre del 2019 aveva esplicitamente parlato di “circa 250 spie cinesi e 200 russe nella capitale europea (Bruxelles, n.d.a)” tutte a caccia di segreti militari e industriali al punto che i diplomatici erano anche stati avvertiti di “non entrare in alcuni ristoranti nel quartiere dell’UE” , tra cui una famosa steakhouse e un bar che si trova a pochi passi dall’edificio principale della Commissione europea (Berlaymont) e dagli uffici del SEAE.

Il report era arrivato mentre a Bruxelles teneva banco la vicenda del maggiore dei servizi segreti militari belgi (ADIV) arrestato dopo aver trasmesso informazioni riservate a una donna serba sospettata di essere un agente russo. Per tornare alle spie russe attivissime in Inghilterra, Germania, Francia e in molti altri Paesi dell’UE a caccia di dissidenti da eliminare, come accaduto in serie in Inghilterra, di dossier sensibili (militari e industriali) oppure di documenti finanziari: lo scorso 22 marzo due diplomatici russi erano stati espulsi dalla Bulgaria dopo che a Sofia sei persone tra le quali alcuni importanti funzionari del ministero della Difesa, erano state arrestate perché sospettate di aver inviato a Mosca documenti classificati riguardanti la Bulgaria, la Nato e l’Unione Europea.

Se delle attività delle spie russe e di quelle cinesi si conosce ormai molto -ma mai abbastanza- sono ancora poco conosciute le attività del Millî İstihbarat Teşkilâtı (MIT), l’organizzazione nazionale turca d’intelligence che da anni è presente in tutto il mondo con migliaia di agenti, molti dei quali nell’UE. Sono infatti sempre più frequenti gli episodi di cronaca che vedono come protagonisti gli uomini del MIT che lavorano nelle ambasciate e persino delle centinaia di moschee e associazioni finanziate dalla Turchia alla caccia di oppositori al regime islamista di Ankara e di segreti militari e industriali. Le attività illecite dei turchi notate a più riprese anche in Svizzera, hanno creato numerose crisi diplomatiche tra la Germania e l’Austria e la Turchia che ha reagito furiosamente all’espulsione di molti spioni turchi, moltissimi dei quali erano tra gli oltre 1.000 imam turchi che lavorano per la Presidenza degli Affari Religiosi (Diyanet İşleri Başkanlığı). E pensare che in giro c’è ancora qualcuno che vorrebbe la Turchia nell’UE.

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