venerdì, 29 Novembre 2024
Kripton, coro di vite quotidiane nel disturbo mentale
“Il pianeta di Superman, che non
è remotissimo…”. E’ il luogo dal quale pensa di provenire
Marco Antonio, uno dei protagonisti di Kripton il documentario
di Francesco Munzi, che attraverso 100 giorni passati nel 2022
fra due comunità psichiatriche della periferia capitolina, nel
dipartimento Asl Roma 1, ci proietta nelle vite quotidiane di
sei giovani pazienti affetti da disturbi mentali. Un viaggio,
coinvolgente e personale, nel percorso verso un quotidiano che
consenta sempre maggiori aperture agli altri, a maggiori
sicurezze, al fuori, che coinvolge anche i famigliari dei
pazienti e i loro medici, fra terapie, consigli e ascolto. Il
film non fiction, prodotto da Cinemaundici e Rai Cinema, dopo il
debutto alla Festa del Cinema di Roma e aver vinto il premio del
pubblico al Ridf – Rome International Documentary Festival,
arriva in sala dal 18 gennaio con Zalab, nell’anno in cui
ricorre il centenario della nascita dello psichiatra e neurologo
Franco Basaglia, ispiratore della Legge 180 del 1978, che
portò alla chiusura dei manicomi e aveva come obiettivo, una
rivoluzione nel trattamento dei pazienti psichiatrici.
“Oggi si parla tanto di malattia mentale, ma non avevo la
sensazione tattile di cosa volesse dire – spiega il regista, già
autore di pluripremiati film come Anime nere -. Il documentario
è stato un viaggio nel quale mi ha sorpreso tutto. Ho
individuato due o tre microcosmi, comunità particolarmente
accoglienti e stando lì ogni giorno, pian piano sono diventati
protagonisti coloro che hanno deciso di raccontarsi, anche nel
rapporto con i medici e le famiglie. Un lavoro come questo si
muove sul piano della condivisione e della fiducia”. Così oltre
a Marco Antonio, che vive le sue giornate scandite da percorsi
fissi e la convinzione di essere ebreo, conosciamo, fra gli
altri, il ribelle Dimitri, che cerca il senso della propria vita
e non si adatta a schemi fissati da altri; Silvia, impegnata a
combattere un disturbo alimentare supportata dal padre;
Georgiana, che identifica in un rassicurante e personale
concetto di oscurità l’origine di tutto e sta cercando di
ricostruire la sua vita dopo aver perso la custodia della
figlia; Emerson, tanto empatico quanto sensibile.
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