L informativa di Draghi non ha informato. Sulle armi maggioranza sempre spaccata

La tanto attesa informativa di Mario Draghi sull’Ucraina al Senato ha lasciato tutto come prima, con i politici sospesi in attesa di chiarimenti e che invece si sono ritrovati davanti a cose ovvie, già dette, già sentite e soprattutto molto lontano da quelle che erano le principali curiosità.L’esempio emblematico di questo esercizio di “democristianismo” classico, che può tranquillamente avere anche dei connotati positivi, è racchiuso nel fatto che nel suo intervento la parola “Armi”, il vero nodo da sciogliere, non è mai stata pronunciata.

E così i partiti si sono visti la palla che avevano spedito nel campo del premier tornare indietro, tale e quale. Quindi per il momento la risposta alla domanda: daremo ancora armi all’Ucraina? Viene rinviata al prossimo decreto. Anche se dopo il silenzio sul tema da parte del Premier, Matteo Salvini ha ribadito il suo «io non ci sto».

Ma ci sono state delle cose che politicamente hanno un valore. mentre infatti Draghi spiegava che «la posizione dell’Italia è fortemente ancorata nel patto atlantico (la Nato, a cui verranno forniti altri 1000 uomini del nostro Esercito che saranno inviati in Bulgaria e Ungheria ndr) e nell’Unione Europea» al suo fianco, il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, annuiva convinto. Chissà cosa pensa davvero di questo il leader politico del M5S, Giuseppe Conte che da giorni chiede non solo il passo indietro sulle armi a Kiev, ma un po’ su tutta la posizione «troppo vicina agli Usa» (se non succube, come sostiene qualche esponente grillino) del nostro paese in questa complessa situazione. Insomma, divisioni interne.

Poi Draghi ha ribadito il sostegno «a Kiev per la pace ed i negoziati» aggiungendo che «solo l’Ucraina potrà scegliere quale pace accettare, perché solo così potrebbe essere sostenibile…» e soprattutto ha spiegato come «se possiamo parlare di dialogo è solo perché l’Ucraina è riuscita a difendersi», forse l’unico momento del suo discorso in cui ha in parte motivato l’invio delle armi dall’Italia in Ucraina.Applausi dall’aula? Pochi, un po’ perché diciamo che non c’era il tutto esaurito, un altro po’ perché i malumori sono ormai palpabili. Malumori che nascondono forse cose trattenute e silenzi mal sopportati da un anno a questa parte, o forse sono solo il segno che la campagna elettorale per le amministrative e soprattutto per le politiche del prossimo anno è già cominciata. Lega e M5S devono recuperare e non è un caso che siano le più irrequiete in queste settimane. Sarà complicato, molto complicato per il Premier tenere tutti buoni e fermi.

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