martedì, 26 Novembre 2024
La campagna elettorale, tra offese ed urla, sta finendo… per fortuna
Tra una settimana, a quest’ora, sarà tutto finito. O meglio. Tra una settimana a quest’ora avremo ancora giornali, tv e siti piene di politici a raccontarci altre piccole bugie davanti ai risultati ufficiali delle elezioni politiche, soprattutto dopo aver provato a venderci la ricetta per un paese migliore ci diranno che hanno vinto tutti. Il centrodestra lo dirà se, come dicono tutti i sondaggisti, dovrebbe avere in mano la maggioranza dei seggi in entrambe le camere. La sinistra, come da abitudine, troverà un modo per parlare di buon risultato, comunque vada. Conte griderà al trionfo per aver toccato il 15% quando tutti davano per morto il Movimento 5 Stelle. Renzi e Calenda senza Draghi come premier, senza la sua agenda e forse senza nemmeno il suo voto ci diranno chissà cosa. Anzi forse sarà solo Calenda a dover parlare, dato che Renzi gli ha lasciato il ruolo di frontman.
Di sicuro non rimpiangeremo questa campagna elettorale definita oggi da molti come pessima o «la peggiore». E non perché in effetti lo sia stata. Certo. Arriviamo da un fine settimana dove abbiamo sentito Giuseppe Conte lanciare messaggi a Matteo Renzi che somigliano tanto al linguaggio tipica della criminalità organizzata: «Venga al Sud senza scorta a dire che il reddito di cittadinanza non serve…».
Poco dopo dal palco di Monza ecco Enrico Letta gridare con l’occhio della tigre che «oggi Pontida (dov’era in corso l’abituale raduno della Lega) è provincia dell’Ungheria…» mentre in realtà il capoluogo brianzolo era più concentrato sulla sfida del pomeriggio con la Juventus.
Ed oggi, tanto per ribadire da che parte sta la Germania arriva la dichiarazione del il presidente dell’Spd Lars Klinhgbeil, a Berlino,”Sarebbe davvero un segnale importante se Enrico Letta potesse vincere e non Meloni, che, come partito post fascista, porterebbe l’Italia in una direzione sbagliata”.
Slogan, attacchi e banalità fine a se stesse, o al massimo gridate per strappare un applauso e aizzare la folla come se fossimo in guerra. Ed il problema vero è che poi alla fine, nella comunicazione alla gente, quello che passa sono proprio le frasi più urlato che però hanno un vuoto di contenuto profondo.
Intanto i giorni passano e le bollette da record arrivano nelle nostre case, con l’Europa (che è finita al centro della campagna elettorale non per quello che fa ma solo per la difesa del suo status di organismo superiore, troppo spesso latente e lacunoso) capace solo di rinviare azioni concrete di settimana in settimana, come se ci fosse tempo. Con la speranza silenziosa che l’avanzata ucraina delle ultime settimane porti ad una rapida conclusione della guerra e ad un ritorno (possibile?) all’antica normalità.
Abbiamo ancora gli ultimi 4 giorni di campagna elettorale. I toni probabilmente si alzeranno ancora, fino ai comizi di chiusura. La nostra difesa? Basta non ascoltare.