La carica degli italiani ai festival di Toronto, NY e Londra

(ANSA) – ROMA, 07 SET – Lo ‘stato di grazia’ del cinema
italiano è testimoniato non solo dalla Mostra del Cinema di
Venezia, ma anche dall’ottimo numero di film selezionati dai tre
grandi festival anglofoni, Toronto, New York e Londra, in
calendario tra settembre e ottobre. Malgrado le ridotte
dimensioni per la situazione sanitaria (Toronto ha selezionato
un terzo dei titoli che di solito ospita, Londra la metà), il
numero delle produzioni italiane invitate è rimasto invariato.
    Anzi, nel caso del festival di New York si segnala un record:
mai erano stati invitati cinque film.
    Toronto, che quest’anno si sovrappone per qualche giorno a
Venezia (9-18 settembre), presenta Tre piani di Nanni Moretti,
Futura di Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice Rohrwacher e
Piccolo Corpo di Laura Samani, mentre in arrivo da Venezia sarà
America Latina di Damiano e Fabio D’Innocenzo. Quest’ultimo è
stato scelto per una nuova sezione, TIFF Industry Selected,
attenta alle tendenze di mercato.
    Futura è inoltre presente tra i film italiani del New York
Film Festival (24 settembre-10 ottobre), insieme a A Chiara di
Jonas Carpignano e Re Granchio di Alessio Rigo de Righi e Matteo
Zoppis. Il Buco di Michelangelo Frammartino e Marx può aspettare
di Marco Bellocchio sono stati selezionati sia da New York che
dal Festival di Londra (18-26 settembr6-17 ottobre), dimostrando
– sottolinea Luce-Cinecittà, che organizza con l’Area Promozione
Cinema contemporaneo le selezioni dei titoli italiani dei tre
festival – che film dalla forte identità riescono ad avere un
ottimo percorso internazionale. Nel caso di Marx può aspettare,
che l’autore stesso aveva definito “un documentario familiare”,
c’è la certezza – si fa notare – che potrà viaggiare molto,
essendosi rivelato un potente film di sguardo, capace di
arrivare all’anima degli spettatori. Sempre dal festival di
Londra saranno proposti Piccolo corpo e la prima proiezione,
dopo il festival di Venezia, di È stata la mano di Dio di Paolo
Sorrentino. (ANSA).
   

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