La fine dell’industria (europea) – Panorama in edicola

L’editoriale del direttore

«Quando nei primi anni Ottanta lavorai a Bergamo, l’industria del bianco era tra le più importanti della provincia. Dalle fabbriche di Candy, Philco e Zerowatt uscivano lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi e congelatori, produzioni che davano lavoro a centinaia di persone. A distanza di tempo, di quelle realtà non esiste più nulla se non, talvolta, i marchi. E però ricordo che più di quarant’anni fa i segni di quel che sarebbe accaduto già si potevano intravedere…»

C’eravamo tanto amati

Altro che Ucraina e Medio Oriente. Siamo all’atto finale del conflitto tra Grillo e Conte per la guida dei «ristretti» – elettoralmente parlando – 5 Stelle. Obiettivo per chi vince, e chi lo sostiene, rientrare nel sempre redditizio gioco del potere.

Un lavoro a perdere

La bassa crescita economica – insieme alla moneta unica, ai mancati investimenti tecnologici e alla fuga di tanti giovani talenti dal Sud – alimenta una delle crisi più gravi dell’ultimo ventennio. Risultato: retribuzioni sempre più basse. E le decisioni dell’Europa in economia aggravano la situazione.

Speciale Scala

Tutti in piedi per l’inno nazionale italiano: inizia così l’elegante liturgia scaligera della «Prima» del 7 dicembre. In scena quest’anno il melodramma La forza del destino, opera in quattro atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, con la direzione del maestro Riccardo Chailly.

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