martedì, 4 Febbraio 2025
La foiba Kevina Jama nelle sequenze del docu visto al Quirinale
Un viaggio a ritroso che narra la
liberazione di un’intera famiglia dall’incubo della foiba. Una
liberazione che passa per tre generazioni di donne.
E’ il doloroso racconto contenuto nel documentario Kevina
Jama, la foiba grande, una foiba semisconosciuta sulla montagna
che domina il golfo di Kaštela, a venti chilometri da Spalato.
Un estratto di quattro minuti di questo lavoro, ancora in
produzione, è stato presentato oggi per la prima volta al
Quirinale, alla presenza di Sergio Mattarella, in apertura della
celebrazione del Giorno del Ricordo.
Il docufilm, ambientato tra l’Italia e la Dalmazia, ideato da
Alessandra di Michele Bragadin per la regia di Tony Saccucci,
vede protagoniste due ottantenni, Lada e Sandra, che partono da
Roma e intraprendono un viaggio verso Spalato. È un viaggio a
ritroso rispetto al loro esodo del 1960, un viaggio alla ricerca
della verità sulla morte del proprio nonno: Mate Cipčić
Bragadin, gettato in una foiba il 25 settembre del 1943 alle 11
del mattino, senza un motivo e senza un processo. Mate era un
giudice in pensione con due figlie. Una delle due, Maria, la
madre delle protagoniste, scrive nel 1977 una lettera
indirizzata alle figlie e alle nipoti, rinvenuta solo nel 2000.
Racconta in modo minuzioso l’assassinio del loro nonno e
bisnonno e le invita a impegnarsi a mantenere vivo il ricordo
delle vittime di questa enorme ingiustizia dimenticata.
Nel documentario ci sono rarissime immagini dell’interno della
foiba, girate nel 1982: a Kevina Jama sono custodite migliaia di
vittime, italiane e croate.
È una delle rare foibe della Dalmazia, senza dubbio la più
grande.
Il documentario continuerà con le tre figlie delle due
protagoniste che le raggiungono a Spalato per recarsi a Belgrado
alla ricerca dei documenti relativi a Mate.
Al rientro a Roma saranno le due nipoti di dieci e tredici
anni ad accogliere nonne e madri dal viaggio della liberazione.
La liberazione di un’intera famiglia.
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