domenica, 24 Novembre 2024
La guerra della Russia a Bakhmut e quella con Prighozin
Questa mattina il Cremlino attraverso il suo portavoce Dmitry Peskov ha dichiarato all’agenzia di stampa Tass di non riconoscere la giurisdizione della Corte penale internazionale dell’Aia. Nemmeno il tempo di registrare l’ennesima rottura di Mosca con le organizzazioni internazionali che il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha fatto la stessa cosa parlando il programma Aukus annunciato ieri da Usa, Gran Bretagna e Australia sui sottomarini che secondo Pechino «è nato sotto una tipica mentalità da Guerra Fredda, che stimolerà solo una corsa agli armamenti, saboterà il sistema internazionale di non proliferazione nucleare e danneggerà la pace e la stabilità regionali». Di questo ha parlato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che in un discorso a Mosca ha detto: «Il mondo anglosassone sta costruendo strutture a blocchi come l’Aukus, facendo avanzare l’infrastruttura della Nato in Asia e scommettendo seriamente su anni di scontri».
Evidente come russi e cinesi perseguano gli stessi obbiettivi che mirano a destabilizzare l’Occidente in modo da avere le mani libere nei loro progetti di espansione, come accade in Ucraina da parte russa (con un occhio a Moldova e Georgia) e come vedremo prossimamente a Taiwan da parte cinese. A loro si aggiungono l’Iran che fornisce armi alla Russia, la Bielorussia prossima all’unificazione forzata con Mosca, la Cecenia di Razman Kadyrov che partecipa al conflitto ucraino con le sue truppe e la Corea del Nord che da anni è anche luogo di riciclaggio di denaro sporco per russi, cinesi e iraniani che qui acquistano anche armi. Gli attacchi russi alle organizzazioni internazionali servono anche a distrarre l’opinione pubblica russa e quella internazionale dagli scontri quotidiani all’interno del gruppo di potere di Mosca che secondo alcuni Vladimir Putin fatica sempre più a gestire. Ieri è stata la volta del politologo russo Aleksey Mukhin, che contribuisce al forum Valdai Discussion Club e ai media statali russi, che ha commentato l’annuncio sarcastico di Yevgeny Prigozhin dell’11 marzo secondo cui si candiderà alle elezioni presidenziali ucraine del 2024. Mukhin sul suo canale Telegram ha chiesto in maniera ironica «se Prigozhin avesse informato il presidente russo Vladimir Putin delle sue ambizioni presidenziali» inoltre il politologo scrive che il fatto che Prigozhin « si definisce comandante della compagnia militare privata Wagner influenza direttamente la pianificazione e la gestione delle operazioni di combattimento delle squadre d’assalto». Poi Aleksey Mukhin che non è certo un personaggio minore, ha aggiunto che il leader del Gruppo Wagner «è un potenziale politico che cerca capri espiatori da incolpare per le elevate perdite di personale di Wagner. Tutti sanno che il governo russo paga per le forze di Prigozhin e le loro munizioni e il fallimento di Prigozhin nel riconoscere il sostegno delle forze russe convenzionali lo ha alienato dagli altri comandanti russi sul campo di battaglia. Prigozhin ha messo i combattenti Wagner in pericolo di accerchiamento durante l’atteso contrattacco ucraino a seguito delle sue azioni. Prigozhin ora chiede che le forze convenzionali russe coprano i ‘suoi fianchi’ e che le forze russe potrebbero aver bisogno di mettere da parte il loro disgusto per Prigozhin per prevenire ulteriori perdite di Wagner a Bakhmut». Un attacco durissimo quello a Yevgeny Prigozhin che sta diventando sempre di più un problema per Putin del quale aveva parlato l’Institute for the Study of War (ISW) nel suo report del 12 marzo secondo cui il ministero della Difesa russo potrebbe deliberatamente sacrificare le forze di Wagner a Bakhmut in parte per far deragliare le aspirazioni politiche di Prigozhin.
Le pesanti accuse di Mukhin supportano anche la valutazione dell’ISW secondo cui il Cremlino e il Ministero della Difesa russo stanno tentando di incolpare Prigozhin per il ritmo rallentato dell’avanzata a Bakhmut e per le elevate perdite tra i mercenari Wagner. Prigozhin si è difeso affermando che «la situazione a Bakhmut rimane davvero difficile» e che «i miei 550 tentativi di procurare munizioni per Wagner sono stati ignorati. Non vi è alcun conflitto tra i combattenti di Wagner e i combattenti del ministero della Difesa russo e sono fiducioso che Wagner continuerà a ricevere tali donazioni grazie alle relazioni amichevoli con queste unità». Mentre scriviamo i mercenari del gruppo Wagner stanno pubblicando sui loro sui social network immagini che li mostrano dentro l’impianto industriale Azom di Bakhmut.