giovedì, 14 Novembre 2024
La medicina di precisione affronta il Parkinson
Non fa paura come l’Alzheimer, ma è una malattia con la quale convivere non è facile: il morbo di Parkinson (l’11 aprile si celebra la Giornata mondiale) colpisce in Italia circa 300 mila persone (soprattutto maschi, 1,5 volte più delle donne): i loro neuroni, a causa di un calo dei livelli di dopamina in un’area cerebrale chiamata «sostanza nera», vanno incontro a neurodegenerazione progressiva. Da qui sintomi come tremore nei movimenti, rigidità muscolare, perdita di equilibrio.
In genere il Parkinson colpisce dai 65 anni in su, ma crescono (soprattutto per un aumento delle diagnosi) anche i casi precoci, nei quali i sintomi compaiono verso i 40 anni o addirittura verso i 30.
Si può curare. Oggi i trattamenti includono diversi farmaci (a base di levodopa, agonisti della dopamina, inibitori MAO-B e COMT), in alcuni casi la stimolazione cerebrale profonda con un intervento chirurgico. Sono terapie che aiutano e riducono i sintomi, ma non fermano il progredire della patologia.
Per qualcosa che si dimostri risolutivo serve altro: una medicina personalizzata sul singolo malato, e non standardizzata su tutti i pazienti, come avviene ora. Lavora a questo obiettivo la Fondazione Humanitas per la Ricerca, grazie agli studi condotti dal team di Alberto Albanese, responsabile Neurologia dell’Istituto Clinico Humanitas e docente Humanitas University. Il focus è individuare caratteristiche genetiche peculiari del Parkinson, e in base a queste mettere a punto terapie «di precisione».
Perché se è vero che la malattia è multifattoriale, spesso conta molto il Dna: fino al 15 per cento dei casi un ruolo determinante ce l’hanno alcuni geni «forti», ossia in grado di dare avvio alla catena di eventi neurodegenerativi (è tipico nel Parkinson precoce); in altri casi, ci sono geni «deboli» che, mescolati ai fattori ambientali, aumentano il rischio senza causarlo in maniera deterministica.
«Si tratta di mutazioni genetiche che possono essere ereditate dai genitori, o che si verificano quando si forma un nuovo individuo» spiega Albanese. «In ogni caso, i meccanismi della malattia sono gli stessi: le cellule nervose fanno fatica a smaltire le proteine e avviene una sorta di crisi energetica nei mitocondri cellulari (le fabbriche dell’energia, ndr). I neuroni con un metabolismo più delicato, quelli nella “sostanza nera”, sono i primi a soffrire. La sinergia tra questi due meccanismi, che si potenziano a vicenda, innesca un circolo vizioso che rende molto veloce l’evoluzione del Parkinson».
I farmaci attualmente disponibili, come si diceva, alleviano i sintomi e assicurano una qualità di vita migliore ai pazienti, e un miglior futuro, ma non sono risolutivi. «La terapia sintomatica è come utilizzare una stampella quando ci si sloga una caviglia» chiarisce Albanese. «Il piede si stanca meno, ma la causa non viene rimossa». Per una cura che faccia la differenza, «sartoriale», bisogna andare più nel dettaglio.
«All’Humanitas una prima linea di ricerca prevede di interferire con il meccanismo di accumulo di quelle proteine che danneggiano i neuroni» illustra Albanese. «Un secondo obiettivo è eliminarle con anticorpi monoclonali. È un progetto partito cinque anni fa, che va in parallelo con l’analisi genetica dei pazienti, e con la valutazione clinica dei sintomi e delle loro capacità cognitive».
Un esempio concreto per concludere: in futuro, in presenza di un Dna che «predispone» al rischio di Parkinson, intervenire sui fattori ambientali – pesticidi, metalli, prodotti chimici, stile di vita, dieta, fumo – permetterà di fare prevenzione. Mentre la conoscenza precisa dei geni implicati permetterà di offrire terapie mirate e quindi più efficaci.
Ascoltare le Gocce d’ArgentoSi chiamano Gocce d’Argento e sono i podcast dedicati alla terza età, disponibili online all’interno di Argento Vivo, il progetto voluto da Fondazione Humanitas per la Ricerca. A raccontarli è Lucilla Giagnoni, artista già interprete dei canti della Divina Commedia. Il tema: gli studi condotti sulla salute dopo i 65 anni (sul sistema cardiovascolare, motorio, uditivo e neurologico).Il percorso è diviso in 8 episodi: Memoria, Suoni, Movimenti, Armonie, Cuore, Cervello, Vista, Argento Vivo. Un viaggio suggestivo lungo le trasformazioni degli organi man mano che il tempo passa, e sui progressi della ricerca per contrastare disturbi e malattie. Tutti i podcast ( con il contributo scientifico di Humanitas) si trovano sul sito argentovivo.fondazionehumanitasricerca.it, su Spreaker e Spotify.Leggi su panorama.it