La moda parigina, tra nuovi incontri e grandi addii

Il desiderio di tornare a incontrarsi anima queste giornate parigine. La Settimana della moda francese vede infatti 17 brand sfilare dal vivo su un totale di 76. Sono 30, poi, i marchi ad aver optato per intime presentazioni in presenza. È una settimana di rinascita sì, ma dal sapore amaro.

Si tratta infatti della prima fashion week senza Virgil Abloh, scomparso lo scorso novembre dopo una lunga lotta contro il cancro. Una perdita che si fa sentire negli echi del suo stile – che abbiamo potuto trovare anche nelle collezioni presentate a Milano – e nelle lacrime del suo team che ha preso il suo posto al termine della sfilata con i suoi ultimi lavori.

In questa settimana – e con l’annuncio della haute couture dal 24 gennaio – Parigi sta mostrando la sua forza e resilienza. La moda parigina si presenta come una “melting pot” di culture grazie al debutto di Nigo, celebre artista giapponese, per Kenzo ma anche alla presenza di grandi nomi come Issey Miyake, Yohji Yamamoto e il coreano Juun.J.

AMI Paris

Parigi apre così con il ritorno in passerella, dopo quasi due anni di assenza, di Alexandre Mattiussi, fondatore e direttore creativo di AMI Paris. La sua è una «collezione ottimista», un «balletto urbano, dove tutti, indipendentemente dall’età, dalle origini e dallo stato sociale, si mescolano e convivono in incontri effimeri e fortuiti».

Il set, allestito al Palais Brongniart, ex sede della Bourse (la borsa valori francese), un punto di riferimento storico nel cuore di Parigi, trasporta gli ospiti in una città contemporanea attraverso un lungo tunnel della metropolitana, rivestito dalla caratteristiche piastrelle bianche. Uno sfondo monocromatico ha ospitato i modelli, una miscela di modelle di strada, volti emergenti e grandi nomi quali Mariacarla Boscono, Laetitia Casta ed Emily Ratajkowski.

La collezione per il prossimo autunno/inverno è un susseguirsi di ciò che Mattiussi sa fare meglio: vestiti indossabili, maschili, squadrati, serviti con un lampo di colore camp, piume o scintillii. Lussuosi, dinamici e disinvoltamente chic, i capi sono una celebrazione del sia del brand. La passerella è stata anche la perfetta occasione per presentare «Le Voulez-Vous» che completa l’atmosfera vivace e urbana della collezione. La futura “it-bag” è caratterizzata da linee nette e una simmetria senza tempo, per una raffinatezza contemporanea. Le caratteristiche del design elegante includono una morbida pelle increspata, una doppia catena e una chiusura AMI de Cœur. Il simbolo della maison sarà anche presente nella collaborazione di gioielli in argento sterline disegnata con Alan Crocetti.

Acne Studios

Se il maglione collo alto di AMI Paris è stato un vero e proprio capo saldo di questa stagione, indossato da uomini e donne in tutto il mondo (complice la scelta della band sud coreana Enhypen come primi ambasciatori del brand), la coloratissima sciarpa di ACNE Studios è stato uno degli accessori più amati. E l’ultima collezione firmata da Jonny Johansson parte da un accessorio: un bottone.

«È iniziato tutto con un vecchio bottone a fiori che ho trovato e che abbiamo messo su un trench in pelle lavata. Poi abbiamo fatto dei bottoni che sono come fiori contenuti in cupole trasparenti per una giacca in velluto stropicciato, o bottoni a forma di cuore per un liner coat. Mi piace come questi dettagli rendano il capo completamente nuovo» ha raccontato lo stilista. La collezione firmata ACNE Studios è così il racconto di un viaggio tra le comunità nomadi della Svezia e del loro «desiderio di avere delle radici nella tradizione locale». Un desiderio così intenso da poter essere custodito anche in un singolo bottone.

«Voleva essere una collezione molto poetica, con pezzi mix-and-match che sembrano essere stati indossati per anni». Johansson passa con estrema leggerezza da capi tradizionali come il cappotto in tweed a spalle larghe a completi che giocano con la tradizione, come lo smoking dal rever in denim, a boleri di shearling lavorati a patchwork. «Mi interessava il contrasto di texture e materiali, che risulta molto creativo e personale rispetto a chi lo indossa».

Tra gli accessori spiccano gli stivali Kero, ovvero “a becco”. «Quando ero piccolo, mia mamma pensava fossero cool e me li faceva indossare. Io li odiavo all’epoca, ed ero sempre l’unico bambino a portarli a scuola. Ora che sono cresciuto volevo vedere se riuscivo a inserirli nell’universo di Acne Studios, e giocare con questa idea di tradizione e radici» ha chiosato lo stilista.

Y/Project(Peter White/Getty Images)

Il mercoledì parigino si conclude con gli incantevoli trompe-l’oeil di Glenn Martens per Y/Project. Lo stilista – che si prepara al debutto haute couture per Jean Paul Gaultier – ha infuso un po’ del sensuale eclettismo di Gaultier nella sua collezione pret-a-porter, rivisitando le iconiche e suggestive stampe che il couturier aveva lanciato nel 1996. Le silhouette di uomini e donne completamenti nudi appaiono sugli abiti in una perfetta miscela di colore per creare effetti ottici che lasciano rapiti.

In un ambiente underground sfilano creature che sembrano uscite da un libro di leggende, ognuna portatrice di una storia che non vediamo l’ora di scoprire. «Perché non divertirsi?» chiede Glenn Martens per riassumere la sua collezione. La sua risposta sono capi dove il tulle arricchisce tailleur pantalone. Camicie a quadri, denim e montone che si dispiegano come bellissime orchidee. I corpi si nascondono in top e giacconi da grande inverno e poi si mostrano in abiti leggeri trompe-l’oeil. Quello di Martens è un mondo senza regole, dove anche la “Regina della Notte” di Mozart può trasformarsi in un beat techno.

La terza giornata della moda parigina si apre con due presentazioni. La prima è quella di Uniforme. Hugues Fauchard e Rémi Bats svelano la loro collezione più personale e introspettiva fino a oggi dall’evocativo titolo «Plasma».

«Volevamo creare qualcosa di confortante, per noi stessi e per chi lo indossa. Questa è la collezione di cui avevamo bisogno in questo momento, per aiutarci a concentrarci e concentrarci su ciò che conta davvero» racconta il duo che presenta una scaletta volutamente «anti-tendenza» fatta di elementi essenziali alternative. I capi spaziano da camicie oversize, pantaloni sartoriali e con risvolto al bomber, capispalla e maglioni in misto lana e cashmere con doppio colletto.

I maglioni, presentati video contemplativo mostra il suo protagonista rifugiarsi in una baita nel bosco, incastonata tra i massi, colpiscono particolarmente motivi lavici, “striature” a coste in arancione o beige, abbinati alla profonda tonalità antracite. «I vulcani sono praticamente eterni: attraverso la loro attività, creano un insieme che dura nel tempo» hanno sottolineato Fauchard e Bats.

Issey Miyake

«A Work of Arc» è invece il titolo della collezione autunno/inverno 2022 di Homme Plissé Issey Miyake. Una collezione che prende spunto dalla costruzione di una tenda come struttura composta da tessuto e telaio, e ne adatta elementi per la realizzazione di ambiti. Lo stilista crea così pieghe come archi su una tela plissettata, dando origine a una nuova esplorazione delle forme tridimensionali. Miyake studia ancora una volta i tessuti, i modi in cui si piegano e si cuciono, sviluppando silhouette originali che avvolgono il corpo ed evocano la presenza di una scultura così viva che sembra come stesse per muoversi.

Il regista Kyotaro Hayashi presenta ogni capo come fosse un’opera d’arte. La bellezza e le forme scultoree dei capi possono essere ammirate da molteplici angolazioni, mentre i colori brillanti avvolgono e seducono.

Si inizia dalla sezione «Arc» con un top e una giacca dalle pieghe arcuate che avvolgono il corpo dalla schiena fino ai polsini, mentre i pantaloni abbracciano le gambe. «Bow» si ispira invece alla natura forma di un telo teso, così che il tessuto si adagi liberamente su una silhouette che si adatta al corpo, creando uno spazio negativo tra i tessuti. Può solo definirsi brillante, la serie «Lantern», caratterizzata da una stampa che esprime la luce di una lanterna brillare attraverso una tenda. I leggeri e voluminosi «Flip Coat», i capispalla imbottiti «Frame Coat» e le calzature «Deck’n Court» completano la collezione.

Juun.J

È una nostalgia palpabile, quella che si legge nell’ultima collezione di Juun.J. I capi, presentati all’interno dell’aeroporto internazionale di Incheon, attraverso un film in bianco e nero interrotto da brevi lampi di colore, raccontano un mondo interrotto dalla pandemia. I modelli si muovo attraverso l’aeroporto deserto come se potessero partire da un momento all’altro. Lo stilista si ispira agli anni Sessanta e Settanta ma racconta anche la vita degli “idol” coreani, le cui partenze e arrivi sono scandite da un tripudio di flash dei fotografi.

Juun.J porta la classica giacca trapuntata a nuove vette, trasformandola in voluminose mantelle, larghi pantaloni cargo, ampie e maxi gonne con grosse cerniere laterali, in cui avvolgendosi per viaggiare comodamente, ma che si trasformano per rivelare un’anima sensuale all’arrivo. La trapuntatura si vede anche su borse oversize, accessori e peluche. Ogni capo è accompagnato da bagagli Montblanc, segnando l’inizio di una collaborazione virtuosa tra i due brand.

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