La Stanza degli Omicidi, Uma Thurman gallerista d’arte

Un killer può essere un grande
artista? Perché no, anche se ammazza la gente strangolandola con
buste di plastica da supermercato. A questa singolare domanda
risponde La Stanza degli Omicidi, black comedy firmata dalla
regista Nicol Paone, al suo secondo lungometraggio dopo Invito a
cena con disastro, e prodotta da Uma Thurman, in sala dal 6
giugno con Universal.
    Di scena tre personaggi: un malinconico sicario di nome
Reggie (Joe Manganiello), ovvero l’artista improvvisato, il suo
capo Gordon (Samuel L. Jackson), all’apparenza simpatico e
provetto fornaio e la gallerista d’arte Patrice (Thurman)
sull’orlo del fallimento, specializzata in arte concettuale. Quest’ultima ai problemi della sua attività unisce anche quelli
della dipendenza dalla droga. Ha insomma un grosso debito da
saldare al suo fornitore al quale ad un certo punto offre in
pagamento un’opera d’arte. Una cosa che non sfugge a Gordon, che
vede nella galleria di Patrice un luogo perfetto per il
riciclaggio del denaro sporco. La gallerista, dopo un’iniziale
perplessità, accetta la proposta del boss, ma affinché tutto
vada nel verso giusto c’è bisogno di più opere d’arte. A questo
penserà il sicario Reggie, capace di produrre dipinti action
painting, tra un omicidio e l’altro, come se nulla fosse,
creando anche un grande scalpore nel mondo dell’arte.
    La galleria cancella così subito la mostra in corso
(l’artista penalizzata non è altri che Maya Hawke, la figlia
della Thurman) e si riempie di collezionisti e critici in cerca
di un’opera di Reggie da comprare. Non mancherà alla fine nella
galleria della Thurman una singolare performance finale sul tema
Kill Room (titolo originale del film).
   

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