Lamorgese non spiega ma resta

Dieci giorni dopo l’assalto alla Cgil nella manifestazione dei «No Green Pass» capace di trasformare il centro di Roma in un campo di battaglia il Ministro Lamorgese ha spiegato al Parlamento con un’informativa i retroscena di quanto accaduto. Parole arrivate dopo le prime sommarie dichiarazioni della settimana scorsa che avevano creato non poche polemiche («Non siamo intervenuti perché c’era il rischio di scatenare ulteriori violenze…»).

Purtroppo però nei 20 e più minuti di testo letto (con un certo affanno) prima alla Camera e poi al Senato il titolare del Viminale non ha risposto alle due domande semplici che da 10 giorni ci facciamo un po’ tutti; primo: perché Giuliano Castellino, esponente di spicco di Forza nuova e con alle spalle un Daspo ed altri provvedimenti restrittivi (tra cui il divieto di partecipazione a manifestazioni di piazza) non è stato fermato ma lasciato libero di partecipare ed agire? Secondo: perché dopo l’annuncio fatto dallo stesso Castellino di volere assaltare la sede della Cgil l’azione dei manifestanti non è stata bloccata?

Alla prima domanda il ministro ha risposto in perfetto burocratese, con una serie di paroloni e tecnicismi capaci di mandare in confusione anche il più avanzato dei computer. Questa, testuale, la dichiarazione:

«Va chiarito che secondo un rigoroso orientamento che tiene conto dei più recenti esiti della giurisprudenza nazionale e sovranazionale, la facoltà di arresto della persona sottoposta a sorveglianza speciale, disciplinata dall’articolo 75 del Decreto Legislativo 159 del 2011, viene ora correlata alla violazione di quelle prescrizioni che abbiano un contenuto determinato e specifico. E che siano quindi compatibili con i principi costituzionali. Tale più stringente orientamento è stato tema di pregresse interlocuzioni con la Magistratura requirente con riguardo proprio all’applicazione nei confronti del Castellino della generica prescrizione di non partecipare a manifestazioni pubbliche se non dopo averne dato preavviso alla autorità di PS. In sostanza solo la ricorrenza nel pomeriggio del 9 ottobre di altri validi motivi di legge ne hanno poi potuto giustificare a diverso titolo l’arresto».

Se non vi siete addormentati, quello che resta dopo aver ascoltato o letto queste parole è uno stato confusionale totale. Impossibile quindi capire qualunque cosa in questa marea di fumo perfettamente orchestrata.

Sulla seconda domanda invece, cioè il mancato stop all’annunciato assalto alla Cgil, il Ministro ha spiegato che le forze in campo sono state superate dall’inatteso numero ed impeto dei manifestanti. In poche parole c’è stata una errata valutazione di quanto stesse accadendo o sarebbe da lì a poco accaduto. Sbaglio, .ha spiegato il Ministro, non voluto, cioè senza alcun disegno sospetto. E giù applausi dalla sinistra.

La cosa davvero triste è questo amaro in bocca che resta nel valutare azioni e comportamenti del Ministro Lamorgese.La gestione dei migranti, il rave di Viterbo, le mancanze a Roma ma pochi giorni dopo gli idranti contro i manifestanti di Trieste (com’era il proverbio? Forte con i deboli, debole con i forti…) già da sole bastavano per provocare un naturale cambio alla guida del Viminale. Ma Draghi ha fatto sapere che non se ne parla.

Non ci resta che sperare che i danni da oggi alla fine della legislatura siano i più ridotti possibili.

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